WIRD E WYRD: DOVE L’IGNOTO SI RIVELA

a cura di Giuseppe Aiello

In arabo, “wird” (وِرْد) si riferisce a un insieme regolare e prescritta di pratiche devozionali quotidiane, come le recitazioni o le invocazioni coraniche (dhikr), simile a un impegno spirituale o a un “abbeverarsi” per l’anima.

Il significato letterale si riferisce all’arrivo a un luogo di abbeveramento per dissetarsi, e questo concetto viene esteso per indicare una pratica regolare e abituale che fornisce nutrimento e rinnovamento spirituale.

Una parola identica esiste nella lingua nordica.

Il Wyrd: la parola deriva dall’antico inglese wyrd, legata al verbo weorþan = “divenire”.

Non indica tanto ciò che “è deciso”, quanto il processo del divenire, il modo in cui le azioni, le scelte e gli eventi si intrecciano in un tessuto comune.

Non è predestinazione, ma interconnessione.

Ogni scelta aggiunge un nuovo filo: non siamo spettatori, ma co-tessitori.

Il presente nasce dall’intreccio del passato, e plasma le possibilità del futuro.

Osservazioni

Il Wird come pratiche spirituali (Islam) intrecciano il nostro destino (Wyrd, mitologia nordica), le nostre vite sono reti di relazioni: nulla esiste isolato, ogni azione vibra nella trama.

Possiamo leggere il Wyrd come un archetipo, un campo comune in cui pensieri, miti e gesti si intrecciano.

Nelle rune, il Wyrd è ciò che non ha segno: il “vuoto” che contiene tutte le possibilità, lo spazio dove l’ignoto si rivela.

WIRD E WYRD: DOVE L'IGNOTO SI RIVELA
WIRD E WYRD: DOVE L’IGNOTO SI RIVELA

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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