Droni di cartone e panico costruito: come la paura giustifica la spesa militare

di Zela Santi

13 Settembre 2025

Erano droni a dir poco economici quelli caduti in Polonia e sollevano dubbi logistici e interpretativi: materiali poveri e autonomie limitate rendono implausibili le ricostruzioni di media e e Alleanza Atlantica. È un caso esemplare di come il panico mediatico possa giustificare militarizzazione e tagli al welfare.

Polonia, droni di cartone e la costruzione del panico

Il caso dei piccoli droni Gerbera precipitati in territorio polacco svela una concatenazione di elementi che mette in crisi la narrazione messa su dai grandi media. Si tratta di velivoli economici, costruiti con materiali leggeri — polistirolo, compensato, cartone — equipaggiati con motori a benzina di origine cinese e sistemi di guida minimale che spesso si affidano a schede SIM.

Il loro scopo operativo, come documentato in contesti bellici, è tipicamente quello di fungere da esche: attirare il fuoco contraereo per consentire a sistemi armati più sofisticati di penetrare le difese. Ma la scena di esemplari che «finiscono la benzina e cadono» o vengono abbattuti a poche decine di chilometri dal confine solleva dubbi logistici e interpretativi che meritano attenzione analitica piuttosto che allarmi immediati.

L’analisi della distanza, dell’autonomia e delle rotte percorribili suggerisce che molte ipotesi avanzate dai media principali non reggono a un controllo basico della geografia. Se la traiettoria indicata implica percorrenze prossime al limite dichiarato di autonomia — con attraversamenti di spazi aerei sensibili senza rilevamento — le spiegazioni più semplici tendono a scomparire.

La presenza di SIM polacche e lituane nei sistemi di controllo è un elemento anomalo che complica ulteriormente la catena causale: come si sarebbero potute utilizzare reti straniere in aree in cui queste reti non si agganciano normalmente? Non esistono risposte definitive pubbliche, ma l’insieme di discrepanze tecniche e cartografiche obbliga alla cautela nel trarre conclusioni affrettate.

False flag, politica della paura e conseguenze strategiche

Più che sul singolo episodio, appare rilevante il contesto interpretativo in cui questo episodio è stato collocato: la costruzione del terrore collettivo. La nostra riflessione — ovviamente non provata ma logica in base a tutti gli avvenimente e le conseguenze che stiamo vivendo da alcuni anni — è che l’uso di droni «di cartone» possa servire a instillare paura e giustificare scelte politiche già programmate.

Il meccanismo è semplice e antico: un segnale di pericolo percepito rende più facile ottenere il consenso a investimenti militari massicci e a politiche di austerità interna, poiché il pubblico viene indotto a privilegiare la sicurezza rispetto al welfare.

Se questa dinamica risultasse vera anche solo in parte, le implicazioni per l’Europa sarebbero gravi. Una narrativa che enfatizza l’invasione imminente o la vulnerabilità strategica può accelerare il trasferimento massiccio di risorse verso spese militari, riducendo la capacità degli Stati di mantenere reti sociali e servizi pubblici.

Il prezzo politico e sociale sarebbe elevato: sacrifici imposti alle classi medie e popolari, erosione del consenso democratico e aggravamento delle fratture sociali.

La prudenza non è cinismo: è condizione necessaria per evitare che fenomeni marginali diventino pretesti per trasformazioni strategiche irreversibili.

I droni «di cartone» sono un sintetico laboratorio delle nostre paure collettive: osservandoli con metodo, si ricavano indizi fondamentali per distinguere tra operazioni militari reali, incidenti e possibili manipolazioni della percezione pubblica. Ignorare questa distinzione significherebbe consegnarsi alla logica della paura, con costi politici ed economici che potrebbero rivelarsi assai superiori al valore materiale dei droni stessi.

Droni di cartone e panico costruito: come la paura giustifica la spesa militare
Droni di cartone e panico costruito: come la paura giustifica la spesa militare

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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