IL RISCHIO DI UNA NUOVA GUERRA CIVILE IN AMERICA

di Franco Marino

C’è un momento nella storia di ogni impero in cui le crepe iniziano a essere più evidenti della facciata, quando quello che sembrava solido si rivela fragilissimo e quando le parole di una vedova che minaccia vendetta diventano il sintomo di qualcosa di molto più grande. Le dichiarazioni della moglie di Kirk – “non avete idea di cosa avete scatenato” – non sono solo il dolore di chi ha perso una persona cara, ma rappresentano l’espressione di un capitale di odio che sta montando negli Stati Uniti e che potrebbe trascinare il paese verso una guerra civile di cui nessuno vuole parlare apertamente.

Anche per questo, non mi sono concentrato più di tanto sullo schifo emerso dalla sinistra progressista, quella americana ma anche quella delle propaggini occidentali, perché rappresenta solo la cosmesi di un problema molto più profondo che è lo scontro tra due blocchi divisi tra loro prima ancora sul piano socio-antropologico che sul piano economico e politico.

Il rischio degli Stati Uniti di implodere dall’interno non nasce dal nulla e non è riducibile alle solite analisi sulla polarizzazione politica che ci propinano i media mainstream. Quello che sta accadendo è molto più profondo e strutturale: stiamo assistendo ad uno scontro sociale tra la classe media, che vorrebbe semplicemente starsene per conto proprio e pensare a lavorare e prosperare, che è stata pesantemente indebolita dalle élite ed un sistema socio-antropologico che per decenni ha dominato il mondo attraverso una visione rapace e colonialistica, ma che oggi si trova a fare i conti con la realtà del multipolarismo. Quando potenze come Russia, Cina e India offrono accordi più vantaggiosi per le materie prime e le risorse che prima l’Occidente saccheggiava indisturbato, l’intera architettura americana vacilla e inizia quella che io chiamo la divisione sociale terminale.

La vicenda di Kirk non è un episodio isolato di cronaca nera, ma il prodotto inevitabile di un sistema che sta comprimendo i diritti dei cittadini per mantenere in piedi una struttura economica e politica ormai insostenibile. Quando le risorse diminuiscono e il tenore di vita peggiora sistematicamente, le élite si trovano di fronte a una scelta semplice: o perdono il potere o eliminano fisicamente il problema, eliminando un po’ di gente. Non c’è niente di complottista in questa analisi, è pura logica sistemica applicata a una realtà che chiunque può osservare: pandemie gestite come esperimenti di controllo sociale, transizioni ecologiche che costringono le persone a spendere centinaia di migliaia di euro per rifare casa ogni dieci anni, auto elettriche vendute come salvezza del pianeta ma che in realtà servono solo a impoverire ulteriormente la classe media.

I conflitti interni che oggi serpeggiano negli Stati Uniti non sono divisioni ideologiche superficiali tra democratici e repubblicani, ma scontri esistenziali tra chi controlla le leve del potere e chi subisce le conseguenze delle loro decisioni. La violenza di cui parliamo quando analizziamo episodi come quello di Kirk è in realtà la manifestazione microscopica di una violenza sistemica molto più ampia, quella che le classi dirigenti stanno esercitando contro i propri cittadini attraverso politiche che sanno benissimo essere insostenibili per la maggioranza della popolazione.

La stabilità nazionale americana è un’illusione mantenuta in vita da una propaganda che dipinge come estremisti tutti coloro che osano mettere in discussione un sistema chiaramente fallimentare. Ma quando le persone non riescono più a permettersi una vita dignitosa, quando vedono i propri diritti civili erosi quotidianamente in nome di emergenze sempre nuove e sempre più assurde, quando si rendono conto che le promesse di prosperità erano solo menzogne per tenerli buoni, allora la reazione è inevitabile. E questa reazione, che si manifesta attraverso episodi di violenza apparentemente inspiegabili come quello di Kirk, sta creando le premesse per qualcosa di molto più grande e pericoloso.

I movimenti estremisti di cui parlano tanto i media non sono la causa del problema, ma il sintomo di una società che sta perdendo qualsiasi forma di coesione sociale. Quando il contratto sociale si rompe definitivamente, quando le istituzioni perdono ogni credibilità e quando la maggioranza dei cittadini si rende conto di essere stata tradita sistematicamente, allora nascono spontaneamente forme di organizzazione alternative che spesso sfociano nella violenza. La prevenzione conflitti a questo punto diventa impossibile perché il conflitto è già in atto, anche se ancora non ha assunto forme apertamente belliche.

Le parole della vedova di Kirk sono emblematiche perché rappresentano la voce di milioni di americani che hanno capito perfettamente quale gioco stanno giocando le élite ma che fino a ieri sono rimasti in silenzio sperando che qualcuno potesse ancora rimediare. Oggi questa speranza sta svanendo e al suo posto sta nascendo qualcosa di molto più pericoloso: la consapevolezza che l’unico modo per fermare questo sistema è distruggerlo completamente. È solo questione di tempo prima che qualcuno decida di mettersi a capo di questa rabbia diffusa e di trasformarla in un movimento organizzato di resistenza armata.

E dal momento che l’Europa occidentale è completamente sotto il controllo americano, questa roba arriverà anche da noi.

IL RISCHIO DI UNA NUOVA GUERRA CIVILE IN AMERICA
IL RISCHIO DI UNA NUOVA GUERRA CIVILE IN AMERICA

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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