a cura di Giuseppe Aiello
“Dio può entrare nella nostra vita attraverso qualcuno, ad esempio un Maestro. Ma a un certo punto quel maestro deve “congedarsi” da noi, per darci l’opportunità di “incontrare” Dio direttamente.
Non ci può accontentare di una esperienza mediata da un altro. In questo senso non possiamo dire, o pensate, che lo Shaykh, o l’Imam, o il Profeta, preghi per noi. Non si può “delegare” l’incontro con Dio.
La fraternità (in una tariqa) non è un contenitore dove tenere chiuse le persone, ma uno strumento attraverso cui si può diventare “ponte” per arrivare a quell’incontro che cambia la vita, un incontro di cui la fraternità (della tariqa) è semplicemente un mezzo.
La fraternità o serve a questo, o non serve.”
Uno Shaykh

