di Beatrice Lucenzi
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L’argomento è uno di quelli che i Maestri ritengono molto importanti per la “salute” del discepolo.
La degenerazione delle arti e delle scienze tradizionali sono dapprima il risultato di uno scollamento dai principi tradizionali, in secondo luogo di una riduzione della loro portata agli aspetti più marginali, se non quando una sovversione dei significati simbolici.
La musica occidentale e moderna non si esime da questo processo.
Non solo, ma in questo caso, essendo la funzione della musica tradizionale legata alla “scienza del ritmo”, quindi all’armonizzazione delle modalità sottili in funzione di una comunicazione con gli stati superiori dell’essere, la degenerazione moderna ha un carattere ancora più pernicioso, dato che la sovversione non riguarda solo i principi e i modelli veicolati, ma la stessa scienza del ritmo, la quale in modo analogo, ma invertito, ha come scopo cosciente, da parte della contro iniziazione, quello di favorire una conunicazione con gli stati inferiori dell’essere, se non quando una vera e propria disintegrazione dello stato sottile (è il caso dei generi “metal” a cui si lega, infatti, l’aspetto infero dei metalli: “heavy” poi vuol dire pesante..ciò che sprofonda).
Ciò, del resto, vale in un certo senso per tutta la musica profana, poiché, anche quando non assume come in questo caso un carattere dissolvente, la sua funzione è quella di determinare nel cuore uno stato di distrazione e non curanza, ragione per cui, ad esempio, ai tempi del Profeta Muhammad saws certi strumenti musicali e certi ritmi, al di fuori di un impiego tradizionale ed ispirato, erano vietati.
Nel caso della musica occidentale e profana è pur vero che alcune canzoni hanno testi che possono consentire di richiamare alla memoria vaghi concetti tradizionali, ma laddove non si tratta di residui e vestigia coscientemente utilizzati per attirare l’essere in un processo di “audizione” invertito, come nel caso del “metal”, rimane semplicemente un adesione mentale e superficiale, il cui unico pregio può essere quello di non essere nocivo.
Noi tutti occidentali siamo cresciuti ascoltando, e in qualche caso suonando, musiche profane, il che, quantunque non impedisce di esaurire il relativo accumulo di scorie psichice con una costante pratica tradizionale e con la sostituzione di tali audizioni con quelle di carattere sacro (qasida, sama’…), rappresenta un problema laddove ci si illude di poter continuare a navigare in tali tenebre musicali e trarre da esse quel poco di luce che vi è rimanendo immuni da ogni pericolo.
Al Ghazali aveva ben ragione nel dire che l’uomo degli ultimi tempi è il più illuso riguardo alle sue facoltà e ben farebbe ad avere un atteggiamento piu scrupoloso e prudente.
La musica moderna e profana è un veleno per qualsiasi iniziato, sicché le tendenze individuali di carattere musicale, anziché essere oppresse, andrebbero ricollocate e rigenerate in un ambito tradizionale, anche se non è una cosa così facile, non trattandosi di una di quelle cose che rientrano nel ” fai da te”.

