di Andrea Cecchetto
Oltre alle analogie menzionate in Le Corrispondenze universali ve ne sono delle altre, che ho però preferito non includere nella trattazione in quanto, a mio parere, sono maggiormente problematiche e meno convincenti, e vanno quindi intese più come possibili associazioni che non in quanto vere e proprie corrispondenze. Fra quest’ultime, quella che vorrei trattare in questa sede riguarda i giorni della Creazione nella Genesi biblica. Innanzitutto, va chiarito che questi “giorni” non sono da considerarsi in senso temporale:
- Come si può leggere letteralmente la Bibbia quando il giorno è stato “creato” il quarto giorno? (Agostino d’Ippona).
Simbolicamente parlando, questi “giorni” indicano piuttosto gradi ontologici, e corrispondono a quelli che nella trattazione ho indicato come i Livelli o Piani di Realtà. Si tratta di delineare una struttura logico-ontologica, dunque, e non di creare dal nulla. Iniziamo l’analisi del primo capitolo della Genesi:
- In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Libro della Genesi, 1, 1-2).
Si tratta di un incipit che riassume le modalità della generazione della Realtà condizionata. Il “Cielo” e la “Terra” rappresentano quella che abbiamo indicato come la Prima Dualità, ovverosia Purusha e Prakriti, Essenza e Sostanza, Logos e Chaos (o Abisso), Pensatore e Pensiero vuoto che accoglie le de-terminazioni. Dalla loro interazione scaturisce la Creazione, cioè la Manifestazione (il Kosmos = ordine), la quale, ricordiamolo, consiste in una de-limitazione delle Possibilità universali operata appunto dal Logos sul Chaos. Lo si chiarisce in Proverbi:
- Il Signore […] tracciava un cerchio sull’abisso, […] stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini (Libro dei Proverbi, 8, 22-29).
L’espressione “La terra era informe e deserta” indica che la Sostanza o Chaos era – prima dell’intervento ordinatore del Logos – indeterminata, indifferenziata, amorfa. “Le tenebre ricoprivano l’abisso” significa invece che non vi era ancora la “Luce” dell’Essere, e quindi siamo al Livello dell’Assoluto, del Sovra-Essere inintelligibile, oscuro ed inaccessibile alla ragione. Le “acque” simbolizzano le Possibilità universali, in quanto l’acqua è una sostanza “plastica”, nel senso che assume la forma del contenitore nel quale viene posta. Essa è plasmabile quindi dal Logos (cioè dallo spirito che al di sopra vi aleggia). Continuiamo:
- Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo (Libro della Genesi, 1, 3-5).
Vediamo qui che Dio crea parlando: “disse… e fu!”. La Parola rappresenta il Verbo-Logos, il Pensiero-Parola creatore. La “luce-giorno” rappresenta l’Essere, ossia la Realtà intelligibile, manifestabile, la quale viene separata dalle “tenebre-notte”, cioè dal Sovra-Essere inintelligibile e non manifestabile. Che questa luce sia di natura spirituale è ovvio, giacché i luminari celesti non sono ancora stati creati. La Luce – essendo la più eterea ed impalpabile fra le realtà fisiche – viene da sempre utilizzata per simbolizzare realtà spirituali. Il “primo giorno” coincide insomma con lo Spirito, il Nous, l’Auto-Consapevolezza unitaria del Reale:
- Se quella luce, creata al principio [della creazione], non è materiale ma spirituale, essa allora fu creata dopo le tenebre, nel senso che da uno stato informe raggiunse la propria formazione essendosi volta verso il suo Creatore (Agostino d’Ippona; La Genesi alla lettera, IV, 22, 39).
Il Ritorno, ossia la presa di consapevolezza del proprio essere da parte di Dio, è espresso dalla frase: “vide… che era cosa buona”. Ma andiamo avanti:
- Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno (Libro della Genesi, 1, 6-7).
Il Firmamento corrisponde al Cielo stellato (Urano, il Mundus imaginalis), e quindi all’Anima universale, che è il secondo Livello della Realtà condizionata. Le acque che stanno sotto il Firmamento simbolizzano le Possibilità formali, cioè soggette alla Condizione della Qualità; quelle sopra, al contrario, indicano la Realtà sovra-formale, cioè lo Spirito.
Qualcuno – interpretando il passo citato alla lettera – attribuisce agli antichi la credenza che sopra la volta del cielo vi fosse davvero dell’acqua, la quale ogni tanto riesce a penetrare attraverso il Firmamento e a scendere sulla terra sotto forma di pioggia. Questo lo pensava forse il popolo, non certo i sapienti, i quali conoscevano molto bene l’origine metereologica della pioggia:
- Egli attrae in alto le gocce d’acqua e scioglie in pioggia i suoi vapori che le nubi rovesciano, grondano sull’uomo in quantità (Libro di Giobbe, 36, 27-28).
Finché non realizziamo il fatto che gli antichi esprimevano le loro concezioni metafisiche mediante simboli, non avremo le chiavi di lettura per comprenderli, e tenderemo a considerarli degli ingenui ignoranti, il che non è.
Nei primi due giorni viene quindi generato il Plèroma, cioè la struttura logica del reale. Tocca ora al Kènoma (la realtà materiale “concreta”, la Manifestazione fisica, il “Mondo visibile”). Andiamo un po’ più veloci, senza riportare i passi.
Il terzo giorno (Genesi, 1, 11-13) Dio dice alla terra di produrre i germogli, le erbe, gli alberi (insomma, i vegetali), ciascuno secondo la sua specie.
Il quarto giorno (Genesi, 1, 14-19) Dio crea le luci nel Firmamento (gli Astri nell’Anima universale), ovvero il Sole, la Luna, le stelle. Ecco… solo in questo momento inizia la misura del tempo (vedi la prima frase di Agostino riportata).
Nel quinto giorno (Genesi, 1, 20-23) vengono creati gli animali d’acqua e del cielo, ossia i pesci, i mostri marini e gli uccelli.
Nel sesto giorno (Genesi, 1, 24-26), infine, vengono creati gli animali di terra (il bestiame, i rettili, le bestie selvatiche) e l’uomo ad immagine e somiglianza di Dio. Questo sta a significare che con questa ultima creatura tutto ritorna a Dio, il quale si riflette e si riconosce appunto nell’uomo (oppure, il che è lo stesso, che l’uomo realizza l’essenza indivisa del reale, e quindi la divinità del Tutto).
Nel settimo giorno Dio si riposa, “rientra in se stesso” e tutto vi ritorna.
Ora… i giorni 3, 4, 5, 6 dovrebbero corrispondere, secondo il nostro schema, alle produzioni – rispettivamente – dei Demoni degli Astri [D-I], dei Geni delle Specie [D-II], dei Destini dei Popoli [D-III] e dei Daimon individuali [D-IV].
Si possono facilmente individuare due incongruenze:
1. Nei giorni 3 e 4 le produzioni sono esattamente le medesime, ossia la Materia sensibile (gli Astri) e la Vita organica (della quale gli organismi base sono i Vegetali); il problema è che i giorni sono invertiti. Nella Bibbia, insomma, le piante vengono create prima delle stelle e dei pianeti.
2. La creazione degli animali, secondo la Genesi, avviene nei giorni 5 e 6, e gli animali di terra appaiono il medesimo giorno dell’uomo. Per noi l’Uomo si genera invece come unico e peculiare apporto metafisico dell’ultimo ordine demonico [D-IV]; il sesto giorno è interamente dedicato ad esso.

