di Luca Rudra Vincenzini
“Quando la mente riconosce che tutte le cose sono [fondamentalmente] una sola [mente], tutte le attività [della mente] cessano”, Xinxinming, Dūnhuáng (Buddhismo Chan).
La pratica della meditazione insegna a sedare le frequenze cerebrali e a coltivare la calma. Finché ci troviamo in contatto con dosi relative di stress è sufficiente staccare la spina, pensare ad altro, sentire buona musica, coltivare sane abitudini, fare attività sportiva, fare l’amore, mangiare bene e compensare i pensieri negativi con propositi positivi.
Questo avviene nella media delle difficoltà, però poi a volte la vita ci mette alla prova, alza il volume e aumenta i carichi, li prolunga nel tempo, sino a renderli “insopportabili”. Ecco, quando ciò accade, è il momento migliore per ricevere l’insegnamento più importante: il silenzio. Quando la mente è negativa, oppressiva, legata agli stresses senza apparente via d’uscita, quando è piegata sotto al giogo della proliferazione mentale, in assenza di un balsamo sufficientemente valido, lì arriva il grande regalo.
La mente, stanca
del chiacchiericcio ininterrotto, impara a non dare più corda al continuo “botta e risposta” che avviene internamente e, senza cedere alla tentazione di voler riprendere il dialogo con le componenti inconsce, semplicemente smette di rispondere.
Sì tutto qui, si impara a smettere di rispondere al dialogo interiore… La mente, quotidianamente, crea scenari e dialoghi, ebbene appena parte il film, è necessario levare il piede dall’acceleratore. Invece di animare la voce narrante, smetti di rispondere e basta. Lascia tutti i tentativi inevasi, continuamente, sino a che rimani semplicemente in silenzio. È proprio lì che sorge la comprensione che quei dialoghi non sono i tuoi, in quanto te medesimo, bensì il prodotto della mente collettiva che se non si realizzeranno in te prenderanno dimora in un altro essere umano…

