di Luca Rudra Vincenzini
Per Bhartṛhari il tempo è potenza dell’Assoluto (kālaśakti). Egli sostiene che il tempo vivibile è l’istante (kṣana) e quello umano, se lo si fa risalire alla radice verbale kal della 1° classe, richiama la conta e la numerazione, ne sottolinea così il susseguirsi degli istanti.
Se visto, invece, nella prospettiva dell’Assoluto, il tempo è unico, quello della coscienza universale non è composto di sequenze. Solo nell’atto creativo la coscienza crea l’illusione del susseguirsi degli istanti, legandoli in un’eterna ghirlanda di momenti, quindi di parti.
È qui che l’anima creata si erge misticamente al livello del Creatore: l’istante meditativo (kṣana) sta all’anima incarnata (jīva) come l’eternità (nitya) sta alla Coscienza Universale (Brahman/Śiva).
Il tempo: in quanto susseguirsi di istanti è il potere illusorio dell’Assoluto (māyā), in quanto coincidenza non-duale tra l’Assoluto e la creatura è l’istante (kṣana), in quanto l’Assoluto in sé è un unico atto eterno, contemporaneo e privo di parti (nitya).

