di Luca Rudra Vincezini
“Yathā kaṇṭakaḥ kaṇṭakam ācchaty eko‘nyam, evam vidyā avidyām hanti; pariśiṣṭaś ca saṃskāraḥ tyajyate”,”come (yathā) una spina (kaṇṭakaḥ) rimuove (ācchati) un’altra spina (ekaḥ anyam kaṇṭakam), così (evam) la conoscenza (vidyā) distrugge (hanti) l’ignoranza (avidyām); e (ca) [dopo ciò anche] la traccia mnestica restante (pariśiṣṭaḥ saṃskāraḥ) viene abbandonata (tyajyate)”, Śaṅkara bhāṣya alla Taittirīya Upaniṣad (trad. Rudra).
Distruggi la realtà (tattvam) per mezzo dell’idea di vuoto (śūnya), distruggi l’attaccamento (rāga) per mezzo del distacco (vairāgya), distruggi il Sé (ātman) attraverso l’idea di un non-sé (anātman), ma una volta dissipata l’ignoranza (avidyā) attraverso la retta conoscenza (vidyā), molla la presa e contempla l’indescrivibile (anirvacanīya) attraverso il silenzio (mauna), senza che altro prenda forma…
Parliamo di meditazione e non di uno stato allucinatorio con il quale distruggere il normale stato di veglia (cosa da precisarsi visti gli improvvisati che girano).

