di Enrico Galoppini
Premesso che manifestare solidarietà al popolo palestinese, nei modi che uno ritiene più opportuno (forzando blocchi, marciando, donando, parlando, scrivendo, mettendoci la faccia insomma), è giusto e sacrosanto; e che fa proprio pena e ribrezzo chi bofonchia, vede solo “violenti” e “antisemiti”, finisce per assumere posizioni pro Israele “perché qui e perché là”, eccetera eccetera pur di non dire una parola chiara su un’ingiustizia incredibile che non inizia il 7 Ottobre… e che può dirsi “la questione” per definizione (sempre che non si facciano concessioni al politicamente corretto)… Premesso tutto questo, bisogna anche prendere atto che nel campo filo-palestinese che scende in piazza (e ho già detto che almeno in buona parte di costoro si esprime almeno dell'”umanità”) c’è parecchia gente con cui non me la intendo affatto in termini di “visione del mondo” (il che si collega alla capacità di comprendere “la questione”). Quando si era contro la “dittatura sanitaria” percepivo maggiore “affinità” con la media di coloro che partecipavano alle manifestazioni alle quali io stesso ho partecipato. Non importava niente a nessuno se uno era “di destra” o “di sinistra”. Tutti tra l’altro avevano chiaro CHI tira le fila della cosiddetta Big Pharma e, in particolare, dei “sieri magici” altrimenti detti “vaccini contro il covid”.
Invece stavolta bisogna stare con le antenne ben dritte e/o tapparsi il naso. Perché per onestà intellettuale bisogna ammettere che alcuni distinguo capziosi e persino avvelenati della parte avversa a queste manifestazioni filo-palestinesi contengono un pezzo di verità. Se si vuol far fare un salto di qualità al modo in cui si sostiene “la causa” questo riconoscimento va operato.
Chi tira fuori determinante obiezioni e coglie alcune incongruenze lo fa per screditare, sminuire e ciurlare nel manico, ma che ci siano personaggi in kefia che solo tre anni fa m’insultavano perché loro avevano il Green Pass e io no; che ci siano “attivisti climatici” e “lgbt” in linea con gli “Obiettivi ONU 2030”; che ci siano in blocco gli “islamisti” pro “primavere arabe” targate CIA; che ci siano i sindacati che hanno accettato qualsiasi porcheria, fino al Green Pass; che ci sia quello che qualcuno chiamò “il partito di Bibbiano”; che ci siano i più ottusi “antifa”… ebbene, non sono particolari sui quali, dal mio punto di vista, posso glissare come se non esistessero, in nome del “supremo obiettivo”. Anche perché proprio a causa della presenza di simili soggetti “la causa” viene ipso facto incasellata entro limiti gestibili per il baraccone stesso di cui essi sono parte integrante.
Facciamo un esempio pratico, così ci capiamo anche con chi fa fatica a stare sul teorico. Se fai un corteo per la Palestina e passi dalla sede di Pro Vita è imperativo andare oltre e non devi prenderla di mira. Che cazzo c’entra attaccare Pro Vita? Ma la mia è solo una domanda retorica, perché so bene che per chi tira le fila della “Sinistra” è necessario prendersi il “pacchetto tutto compreso”. Devi essere pro Palestina ed essere per l’aborto come e di più ancora lo vogliono i progressisti. Sei per la Palestina? Allora devi “lottare per tutti i diritti”, compresi quelli chi pretende di andarsi a comprare un figlio perché naturalmente non può farlo. Hai la bandiera palestinese sull’uscio di casa dal 2010? Non importa, devi ripetere come un automa, come se non sapessi nulla di Storia, che Israele è “il Fascismo”. Potrei andare avanti parecchio con altri esempi, ma già questi sono sufficienti per comprendere come uno come il sottoscritto, che un po’ di mondo arabo ed islamico lo mastica, non può bersi la favola del palestinese “antifascista” tout court, pro arcobaleno e disposto a ridurre la famiglia al simulacro occidentale. E anche qui mi fermo, ma gli esempi di questo “palestinese immaginario” ad uso e consumo delle ideologie occidentali alla moda potrebbero sprecarsi.
La chiudo qui, tanto i miei tre lettori apprezzano la mia onestà intellettuale, sennò possono trovare sfogo nelle tante pagine “militanti” in circolazione. Quello che ci tenevo a dire è che, ferma restando la mia posizione in favore della lotta dei palestinesi per la terra, la dignità e la libertà, non rinuncerò mai alla mia autonomia di giudizio, non gradendo l’intruppamento in un “pacchetto tutto compreso”.

