di Luciana Briganti
(ovvero: Dalla finanza alla guerra, i fili del burattinaio portano sempre alla stessa mano)
Noi non siamo un Paese libero.
L’Italia, dal dopoguerra in poi, è diventata una colonia anglosassone. Non con le armi, ma con strumenti più subdoli: il debito, le banche centrali, i dazi e la narrazione storica dei vincitori, la geopolitica.
Con il controllo delle banche centrali – istituzioni “indipendenti” solo sulla carta – hanno costruito un sistema in cui l’usura del signoraggio e l’emissione del debito pubblico sono diventati catene invisibili. Ci fanno credere che “lo spread” o “i mercati” siano leggi della natura, ma dietro c’è un potere finanziario che decide chi deve prosperare e chi deve inginocchiarsi.
Oggi assistiamo all’ennesima dimostrazione di questo schema nel conflitto a Gaza.
IL DOPPIO GIOCO DI NETANYAHU
Mentre il mondo piange le vittime e si divide tra tifoserie (tra la finta destra e la finta sinistra), emergono fatti che svelano il gioco sporco di chi tira i fili.
Lo stesso Netanyahu – che oggi si proclama difensore d’Israele – per anni ha finanziato indirettamente Hamas permettendo, attraverso il Qatar, l’afflusso di milioni di dollari nella Striscia.
Perché?
Per mantenere un nemico comodo, utile a giustificare il blocco, la militarizzazione, e la paura che unisce il Paese dietro di lui. Un copione che ricorda troppo bene quello americano dopo l’11 settembre.
DISTRUGGERE PER “RICOSTRUIRE”
Dopo anni di devastazione e migliaia di morti tra i civili innocenti, gli stessi poteri che non hanno fermato il conflitto (genocidio) lasciando proseguire Israele indisturbata, ora si presentano come mediatori di pace. Parlano di “ricostruzione”, ma Gaza diventerà un’altra colonia sotto controllo internazionale anglosassone, con i soliti nomi a spartirsi gli appalti, le materie prime le infrastrutture.
Prima distruggono (o lasciano distruggere), poi ricostruiscono e ci guadagnano due volte.
E mentre i media raccontano la “nuova fase di pace”, le ruspe copriranno i cadaveri sotto i cantieri della “rinascita” di Gaza, così che nessuno ricordi il prezzo umano di questa “pace”.
LA FINTA PACE E IL COLONIALISMO MODERNO
La “pace” che stanno vendendo non è un atto di giustizia, ma una mossa del solito colonialismo anglosassone. Gli stessi che alimentano guerre per procura – dall’Ucraina a Gaza, dal Medio Oriente all’Africa e al Sudamerica – si autocelebrano come nobili pacificatori, pronti a ricevere il prossimo Nobel. Un copione scritto da decenni, dove i popoli sono solo pedine.
BURATTINAI E BURATTINI
Destra e sinistra, ormai, sono solo comparse di questa rappresentazione. Le stesse forze che per mesi negavano il genocidio (a destra e a sinistra), oggi si risvegliano e gridano “al genocidio”, solo perché il vento è cambiato. E intanto la massa viene accesa e spenta come un interruttore: “ora vai a manifestare, ora stai a casa”. Non c’è reale consapevolezza, solo reazioni controllate da chi muove i fili.
LA VIA D’USCITA
Per combattere i propri nemici, prima bisogna imparare a riconoscerli. Non saranno le piazze pilotate né le guerre per procura a liberarci. La vera libertà nasce solo da una moneta sovrana, da un’economia non schiava del debito e da una coscienza collettiva capace di smascherare la propaganda.
Finché lasceremo che altri decidano cosa è vero, cosa è giusto, cosa dobbiamo vedere e sentire alla televisione e sui social media, e perfino cosa dobbiamo pensare, saremo una colonia. Si sono già presi tutto dopo la seconda guerra mondiale, non lasciamo che si prendano anche la nostra mente.

