di Carlo Grossi
Guardando i dati delle prime tornate elettorali relative al rinnovo della presidenza dei consigli regionali scaduti qualche brivido corre lungo la schiena. In che senso? Iniziamo dall’affluenza alle urne in netto calo rispetto al precedente appuntamento del 2021. Prendo a campione, tra le sette regioni in lizza, le due nelle quali i rappresentanti più in vista dell’area del dissenso si sono candidati: Marche e Calabria.
Le Marche hanno perso circa il 10% di votanti raggiungendo la strategica percentuale del 50,01, piu vistoso il calo della Calabria che si è attestata su un risibile 43,14%! Quale rappresentanza possono vantare candidati che hanno “vinto” le elezioni con percentuali sufficienti in termini relativi ma fallimentari se correlati ai dati di affluenza alle urne?
Altro elemento dissonante è che in entrambe le regioni prese a campione ha vinto la destra. Non voglio credere che l’effetto Meloni possa aver trainato quella che definisco una vittoria di Pirro. Se il governo della premier bionda viene percepito in quei territori come esempio di virtuososismo politico sarà bene che qualcuno spieghi ai votanti che non è scodinzolando dietro a Trump o alla Von der Leyen che l’Italia potrà difendere i propri interessi nonché mettere al riparo la popolazione dai rischi di una guerra sempre più incombente. Sono propenso a credere che la cosidetta “alternanza democratica” tra sinistra e destra in atto da qualche decennio, continui a produrre i suoi effetti nefasti avendo traslato il discutibile concetto di oligopolio dall’economia alla politica.
Infine una riflessione sull’area del dissenso: il risultato più significativo, secondo me, lo ha ottenuto Evoluzione della Rivoluzione della valente Beatrice Marinelli, movimento giovane che ha incentrato sulle carenze della sanità pubblica la sua azione principale, superando di misura la soglia dell’1% pur non avendo a disposizione mezzi mediatici e roboanti campagne propagandistiche. Tutto ciò stimola due riflessioni fondamentali: quando si centrano con serietà e coerenza temi concreti è più facile ottenere consensi e riavvicinare alla politica attiva quell’elettorato ampiamente deluso se non addirittura nauseato da una certa politica servile e incapace di difendere gli interessi del popolo sovrano a qualsiasi livello. L’altra riflessione riguarda l’area del dissenso: possono rappresentanti che riescono ad ottenere percentuali ben al di sotto dell’1% nei propri territori di origine potendo oltretutto disporre di strumenti più avanzati, avere la credibilità per proporre il tanto agognato cambiamento? Se vogliamo che tutto ciò che portiamo avanti da anni abbia un senso compiuto dovrebbero essere abbandonate le vecchie logiche di potere, le pulsioni individuali ed iniziare un serio lavoro di insieme tra coloro che ritengono più urgente il cambiamento sistemico piuttosto che la realizzazione dei propri interessi. Non è un percorso facile ma strettamente necessario e impellente.
P.s. Mi complimento con Mario Improta per la sagace vignetta che ho ritenuto opportuno allegare al post

