IL PERDONO NELL’ETICA SUFI

a cura di Giuseppe Aiello

Abū Ṭālib al-Makkī (m. 996) collega la pazienza nei confronti degli altri alla virtù dell’umiltà, richiamando l’attenzione sui mukhbitīn, coloro che il Corano loda quando dice:

“E dà la lieta novella agli umili (al-mukhbitīn).”

L’eccellenza del loro rango deriva in parte dal fatto che essi non cercano né vendetta né compensazione contro coloro che fanno loro torto, pur avendone il diritto. Essi sono gente di faḍl (grazia), e non di ʿadl (giustizia), sostiene al-Makkī, poiché seguono la via preferita del perdono descritta da Dio quando dice:

“E se punite, punite con la stessa misura con cui siete stati puniti; ma se sopportate con pazienza, ciò è meglio per voi.” (Corano 16:126)

Di coloro che si trovano in questa stazione, il maqām al-mukhbitīn, al-Makkī afferma:

“Si è detto di loro: sono coloro che non fanno torto ad altri, e se subiscono un torto, non cercano vendetta.”

In molte delle meditazioni sufi sulla pazienza e sulla sopportazione di fronte all’aggressività umana, troviamo un equivalente islamico della virtù cristiana del “porgere l’altra guancia”.

IL PERDONO NELL'ETICA SUFI
IL PERDONO NELL’ETICA SUFI

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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