Oltre il mito ebraico: la Cabbalà come eredità dei templi caldei

di Lelio Antonio Deganutti

Per secoli si è creduto che la Cabbalà fosse la rivelazione segreta di Dio al popolo ebraico, il cuore nascosto del loro monoteismo.
Ma la storia, quando è letta senza dogmi, racconta un’altra verità: la Cabbalà non nacque in Israele.
Fu ereditata da Babilonia e dai templi caldei, dove la conoscenza del cielo, del numero e della parola era già considerata un’arte divina migliaia di anni prima di Esdra o Mosè.


Le radici caldee della “scienza del divino”

Nella grande scuola sacerdotale di Babilonia — la Grande Seemaia — i maestri insegnavano che il suono, il numero e la lettera creano il mondo.
Questa idea, cardine della Cabbalà, esisteva già nei testi caldei e sumerici, dove l’universo era visto come emanazione di una Parola primordiale.
I sacerdoti babilonesi tracciavano sul cielo i percorsi delle stelle e li associavano a forze spirituali: una cosmologia che sarà poi ripresa nei dieci Sefirot della tradizione cabbalistica.

Quando gli ebrei vennero deportati a Babilonia, il contatto con queste dottrine fu inevitabile.
Il profeta Daniele, come attesta la Bibbia, fu istruito “nella scienza dei Caldei”.
Da quella scuola nacque un filone di pensiero mistico che, rientrato in Israele dopo l’esilio, avrebbe dato origine a ciò che oggi si chiama “Cabbalà”.


Esdra e il sincretismo del ritorno

Dopo il ritorno dall’esilio, Esdra e i suoi scribi ricostruirono la fede ebraica mescolando legge mosaica e sapienza babilonese.
Le lettere divennero forze sacre, i numeri chiavi del cosmo, e i nomi di Dio strumenti creativi: tutti concetti già presenti nella tradizione caldea.
La Cabbalà, dunque, non è un’invenzione ebraica, ma un’antica scienza del linguaggio e dell’energia spirituale reinterpretata in chiave teologica.


Mosè e l’eco dell’Egitto

L’esclusivismo ebraico — l’idea che tutta la conoscenza sacra provenga solo da Israele — ignora un fatto storico:
Mosè stesso non era ebreo di cultura, ma un iniziato egiziano.
Fu educato “in tutta la sapienza d’Egitto” (Atti 7,22) e introdusse nel monoteismo elementi della teologia solare e dei Misteri di Iside e Osiride.
Come Mosè trasse dall’Egitto la sua visione divina, così Esdra trasse da Babilonia la sua dottrina segreta.
L’ebraismo, in realtà, fu spesso il crocevia di conoscenze molto più antiche: egizie, babilonesi, persiane, greche.

La Cabbalà non nasce da un privilegio rivelato, ma da un antico flusso di sapienza universale.
Gli ebrei furono custodi di un linguaggio più ampio, non i suoi autori.
Dietro i loro simboli brillano ancora le stelle di Ur, i templi di Ninive e i misteri dell’Egitto: le vere culle della conoscenza che il tempo ha solo travestito di nuovi nomi.

Tratto da: La Voce dell’Essere

Oltre il mito ebraico: la Cabbalà come eredità dei templi caldei
Oltre il mito ebraico: la Cabbalà come eredità dei templi caldei

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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