La farsa della democrazia: salotti finanza e potere contro il popolo

di Ferdinando Pastore

27 Settembre 2025

Non viviamo in una vera democrazia: decisioni pilotate dall’Europa, governi tecnici, salotti televisivi che censurano il dissenso. Scioperi ignorati, sindacati esclusi, la politica ridotta a spettacolo mentre il neoliberismo detta legge e prepara la guerra.

Democrazia di facciata: il popolo escluso, il potere inscena il dibattito

Ancora lo si deve specificare, perché beatamente i più credono fermamente di poter conversare in una democrazia, sì è vero in un impeto di schiettezza, tolti i cortigiani del potere, aggiungono sempre un “tutto sommato” o un “nonostante tutto”, a dimostrazione che la finta ingenuità o la malafede si possono frenare solo se è messa in gioco la loro credibilità.

Si deve precisare quindi che no, ovviamente la nostra non è una democrazia. Chi è avvezzo all’argomento lo sa da tempo, da quando sono state esautorate le costituzioni, da quando “ce lo chiede l’Europa” ha sostituito il dibattito politico, da quando la giustizia di mercato ha corrotto la giustizia sociale, da quando l’Onu è stato sorpassato dalle prove sulle armi di distruzione di massa.

Ma questa semplice constatazione, ormai rubricata dagli studiosi nell’ampio concetto di post-democrazia, è di difficile digestione nonostante tre colpi di stato, da quello di mani pulite, passando per Monti, per arrivare a Draghi, orditi da impeccabili finanzieri vestiti a Bruxelles ed eseguiti dai vari Presidenti della Repubblica, o la ferrea convinzione di Macron di non dare seguito all’esito elettorale perché “il programma della sinistra non può in alcun modo governare”.

Qualcuno si bea ancora così tanto di questo immaginario democratico e dei suoi salottini televisivi dove viene artefatto quotidianamente il dibattito, da non rendersi conto di scivolare nel ridicolo.

Per esempio lunedì 22 settembre i sindacati di base hanno portato in piazza un milione di persone circa e hanno indetto uno sciopero generale con percentuali di adesione novecentesche. Lo hanno fatto con una piattaforma rigettata non solo dai sindacati confederali ma anche da tutte le formazioni politiche presenti in parlamento.

Eppure nessuno, in quei salottini dove si è subito puntato il dito su qualche vetrina disintegrata, ha pensato di invitare i rappresentanti di questi sindacati che, in pochissimi sanno, raccolgono circa due milioni di iscritti.

Non lo si può fare perché il dibattito deve essere controllato dalla solita consorteria, dalla consueta partita di giro, nella quale sguazzano le parti in commedia: dai politici pettinati nei loro micropartiti di regime agli influencer, dagli imprenditori managerializzati ai giornalisti ossequiosi.

Questo schema è foraggiato soprattutto dal centrosinistra, proprio perché questa società si basa sul blocco della rappresentanza della sinistra critica. Si può deragliare a destra con tutti gli pseudo-partiti post-fascisti, presentati artificiosamente come anti-sistema, quando poi non sono altro che espressione del capitalismo militante meno sofisticato e meno riparato da affabulazioni politicamente corrette, ma non si potrà mai deragliare il buon senso comune verso stagioni di conflittualità generalizzata che mettano in discussione l’impianto valoriale, economico e ideologico del capitalismo neoliberale.

Lo stesso che lavora unito e compatto per la guerra nel cuore dell’Europa.

Tratto da: Kultur Jam

La farsa della democrazia: salotti finanza e potere contro il popolo
La farsa della democrazia: salotti finanza e potere contro il popolo

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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