UN ALTRO PASSO DELLA FUNANBOLA DELL’ESISTENZA

di Rainaldo Graziani

Se si tenta di rispondere sinteticamente alla domanda su cosa sia il postmoderno, a mio avviso, il postmoderno è uno stato della società e della cultura in cui tutti non sono al loro posto. Forse in nessun altro stato della società il tema della ricerca del proprio posto, cioè contemporaneamente della propria origine e del proprio destino, suona così dolorosamente attuale. Ma il problema è che queste ricerche non portano da nessuna parte.

Aristotele diceva che ogni cosa ha un luogo naturale verso cui tende per natura, e perciò si muove. Il sistema dei luoghi naturali forma il cosmo, che è anche un sistema universale di navigazione, un destino collettivo. Ma per poter fare affidamento su un sistema universale di navigazione è necessario un Intelletto stabile, la cui presenza nell’uomo è sistematicamente messa in dubbio a partire dal Giardino dell’Eden dell’età moderna. Poi un lungo periodo di critica istituzionale, scissione analitica, e come risultato – inevitabile disorientamento universale. Nel mondo moderno il movimento non avviene grazie alla comprensione del proprio luogo naturale, ma contro di essa. Più profonda è la disidentificazione, più movimento e agitazione ci sono. «Tutte le macchine vanno nella direzione sbagliata!» – come ha spiritosamente osservato Aleksandr Dugin.

Ma non solo le macchine, – tutti vanno nella direzione sbagliata, non sono dove dovrebbero essere, fanno ciò che non dovrebbero fare, desiderano ciò che non dovrebbero desiderare, scambiano il desiderio per la realtà. E questo carnevale collettivo di imitazioni sembra ormai impossibile da fermare. Il paradosso esistenziale e l’orrore del postmoderno – se devi andare da qualche parte, significa che proprio lì non devi andare. Il postmodernismo, sia nell’arte che nella filosofia, con diversi gradi di convinzione riflette su questo paradosso esistenziale. Solo che non è possibile comprenderlo senza tornare all’idea di un Intelletto stabile.

Chi possiede una chiara orientazione interiore, gusto e intuizione? In una serie di opere Evola definisce tale persona come un individuo di tipo speciale, o uomo della Tradizione. Sembrerebbe che tali definizioni non spieghino nulla. C’è un altro termine – uomo differenziato, concetto tratto da un’opera non tradotta.

I filosofi del cosiddetto «circolo di Eugene» hanno tradotto questo concetto come «uomo isolato». Non so esattamente chi lo abbia introdotto per primo, è stato usato anche da A.G. Dugin e G. Dzhemal, forse anche da altri. Questo significato di uomo differenziato è comprensibile e adeguato al contesto della «tiepida oscurità» e alle circostanze socio-culturali in cui è nato. Si spiega che si tratta di un «essere unico e speciale, interiormente appartenente al mondo della Tradizione, ma costretto a vivere esteriormente in un mondo antitradizionale e desacralizzato», verso il quale l’uomo isolato prova profonda avversione. In breve, nell’Unione Sovietica del periodo di stagnazione e perestrojka.

Io invece suppongo che uomo differenziato significhi uomo che distingue. Solo la capacità di distinguere permette di resistere ai «veleni spregevoli della modernità». Ma cosa distingue? In linea di principio, ogni persona distingue almeno qualcosa, tutti distinguiamo questo o quello. Ma l’uomo differenziato è l’uomo che distingue gli archetipi nel mondo interno ed esterno, cioè una persona strutturata e dotata di una chiara orientazione interiore. Questo è proprio la norma psichica.

(Nota … questa riflessione che leggiamo proviene da una delle menti più verticali dell’entourage del Prof. Dugin a Mosca. È una donna. Il suo nome non è importante diffonderlo su Facebook. L’ho conosciuta personalmente e la stimo in modo particolare per le sue “angolazioni di sguardo” . Ella ha in sé, filosoficamente parlando, il fascino della funambola. Questa espressione filosofica del pensiero russo ha la caratteristica di conservare un perfetto equilibrio nell’attraversare due mondi sotto i quali esiste l’abisso. Motivo per il quale l’ho amichevolmente definita la ” Funambola russa dell’esistenza”.)

UN ALTRO PASSO DELLA FUNANBOLA DELL'ESISTENZA
UN ALTRO PASSO DELLA FUNANBOLA DELL’ESISTENZA

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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