di Stelio Fergola
L’Argentina a rischio default che deve tagliare ogni minima cosa deve ricorrere all’aiuto degli Stati Uniti per eliminare il rischio di default. Ma gli Stati Uniti, a loro volta, si sono votati DA SOLI due leggi per continuare a fare debito dopo che si erano trovati a rischio default, negli ultimi dieci anni, una con la presidenza Obama, la seconda con Biden.
Quindi Washington non è a rischio default semplicemente perché ha avuto il potere politico – interno e mondiale – di potersene cavare fuori e non solo, addirittura di poter costituire un “aiuto” esterno per Buenos Aires. Roba che non c’entra NULLA con i conti, con i debiti, con gli interessi.
Per il resto i risultati contestuali positivi del governo di Milei in Argentina lasciano il tempo che trovano: i liberisti ci hanno esultato per un anno, spammandoli a destra e a manca per dimostrare quanto la ricetta del presidente “contro lo Stato” fosse valida. Non è mica vietato dalla legge che un governo di ispirazione spiccatamente liberista possa raggiungere buoni risultati economici.
Ma è la somma che fa il totale, diceva Totò. O meglio, è il lungo periodo che fa la differenza.
E il lungo periodo ci dice che chi non ha ancora capito quanto debiti e interessi internazionali siano anzitutto questioni POLITICHE e non economiche (gli Usa possono votare al Congresso leggi in cui si autorizzano da soli a fare ancora deficit, l’Argentina invece “deve fare sacrifici”) sia nella migliore delle ipotesi molto ingenuo.
Noi, con l’Unione Europea, ci siamo a tutti gli effetti terzomondizzati. Perché prima dell’Ue avevamo un potere politico-economico a livello internazionale di un certo peso, dopo abbiamo dovuto “fare sacrifici”. Come l’Argentina e non come gli Stati Uniti (o il Giappone, ma ci sono vari esempi).
Questi Paesi sono SEMPRE stati ostaggio di FMI, Usa e gruppi finanziari potentissimi. Noi, fino al 1992 (ma anche fino al 1981 ad essere precisi), no. Ci siamo finiti dopo.

