AMARE E’ RICONOSCERSI NELL’ALTRO

a cura di Chiara Pasini

Una frase breve, eppure immensa.

Perché amare, davvero, non è solo provare qualcosa. Non è desiderare, non è possedere, non è riempire un vuoto. Amare è vedersi riflessi in uno sguardo che non è il nostro. È riconoscere nell’altro una parte di noi che forse, da soli, non avevamo ancora saputo chiamare per nome.

C’è qualcosa di sacro in questo riconoscimento.

Non ha nulla a che fare con la perfezione, né con l’illusione romantica che l’altro debba completarci. No. È più sottile, più autentico.

Amare è trovare nell’altro una familiarità inspiegabile, come se il suo modo di ridere, di soffrire, di restare in silenzio, parlasse una lingua che già conoscevamo. Una lingua che ci sfiora dentro, che ci tocca senza chiedere permesso, che ci ricorda che non siamo più soli nel nostro sentire.

Eppure, riconoscersi non significa confondersi.

L’amore vero non annulla. Non cancella le differenze, non pretende somiglianze forzate.

Ma le accoglie. Le ascolta. Le abbraccia.

Perché nell’altro vediamo ciò che ci manca, ma anche ciò che ci somiglia. Vediamo la nostra stessa vulnerabilità, le stesse paure mascherate in modi diversi, lo stesso bisogno di essere visti per ciò che siamo — senza filtri, senza difese.

Amare, in fondo, è questo:

vedersi dentro qualcun altro e scegliere di restare.

Nonostante tutto.

O forse, proprio per questo.

AMARE E' RICONOSCERSI NELL'ALTRO
AMARE E’ RICONOSCERSI NELL’ALTRO

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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