di Claudia Placanica
L’Unione Europea è la violenza organizzata contro i popoli e contro ogni Stato-nazione che ne faccia parte. Per la retorica post seconda guerra mondiale e per l’ideologia neo-sessantottina, lo Stato-nazione è razzista e repressivo e conduce a fenomeni nazionalisti. Secondo questa visione, ogni Stato-nazione europeo che difende le sue frontiere, la propria sicurezza è gravido di nuovi genocidi. Dunque gli Stati-nazione devono scomparire e l’internazionalismo di matrice marxista e trotzkista trionfare con la complicità dell’ecumenismo cattolico. Chiunque evochi la sovranità, la patria, la nazione e la legittimità dei confini subisce la nota “reductio ad Hitlerum”, ovvero la banalizzazione di legittime istanze sottoposte a un processo di colpevolizzazione e squalificazione del discorso. È una guerra psicologica, nonché geopolitica gestita da mediocri politici con la complicità di media asserviti, disposti a sfoderare l’ideologia postcoloniale e terzomondista per condannare le rivendicazioni sovraniste.

