BRUCIATE VIVE: LE DONNE DEL JAUHAR

a cura di Tania Perfetti

Tra le immagini più terribili e potenti della storia medievale indiana emerge il jauhar, il suicidio collettivo delle donne rajput quando le loro fortezze erano assediate e prossime alla caduta. Non un semplice rito, ma un crocevia di memoria, mito e violenza, in cui il terrore della sconfitta si mescola alla volontà disperata di difendere l’onore. Le fiamme che divoravano centinaia di corpi femminili sono entrate nell’immaginario culturale dell’India settentrionale come simbolo di eroismo e tragedia.

UN CONTESTO DI GUERRA E MORTE

Il Rajasthan medievale era una terra martoriata da conflitti incessanti: i sultanati islamici di Delhi e, più tardi, l’impero Moghul, sfidavano la resistenza tenace delle dinastie rajput. Quando una roccaforte cadeva nelle mani del nemico, il destino delle donne era spietato: cattività, violenze sessuali, schiavitù. In questo scenario di terrore, il jauhar appariva come l’unica via per salvare l’onore: donne e bambini gettati tra le fiamme, uomini vestiti di bianco si lanciavano nell’ultima, sanguinosa sortita, pronti a morire tra urla e clangore delle armi.

RANI PADMINI: BELLEZZA E SACRIFICIO

La leggenda più famosa legata al jauhar è quella di Rani Padmini (o Padmavati) di Chittorgarh. Secondo il poema Padmavat (1540) di Malik Muhammad Jayasi, Padmini era di una bellezza straordinaria, tanto da attirare l’attenzione del sultano di Delhi, Alauddin Khalji. Nel 1303, quando il sovrano assediò Chittorgarh, la regina e le sue donne si prepararono a morire tra le fiamme, trasformando il loro suicidio in un atto di resistenza contro il desiderio violento del nemico. Lo specchio attraverso cui Padmini si mostrò al sultano è diventato simbolo di ingegno, dignità e coraggio di fronte a un destino crudele.

Gli storici ricordano però che il Padmavat è un poema allegorico, non una cronaca, e che la leggenda di Padmini è stata in seguito cristallizzata nell’immaginario rajput come mito fondativo di onore e sacrificio.

EPISODI DI FUOCO E DISPERAZIONE

Il jauhar non fu un evento isolato: Chittorgarh vide il suo destino consumarsi in almeno tre grandi episodi:

• 1303: l’assedio di Alauddin Khalji, legato alla leggenda di Padmini;

• 1535: sotto la minaccia del sultano Bahadur Shah del Gujarat;

• 1568: l’assedio dell’imperatore Moghul Akbar.

In ogni occasione, il fuoco divampava tra urla, lacrime e preghiere, mentre gli uomini combattevano fino alla morte. Il sacrificio collettivo delle donne divenne così parte integrante dell’epica rajput, raccontato da cantori e cronisti come simbolo di fedeltà e coraggio estremo.

TRA EROISMO E OPPRESSIONE

Interpretare il jauhar significa confrontarsi con una dolorosa ambivalenza: da un lato, eroismo e resistenza all’invasore; dall’altro, la crudele realtà di una società patriarcale che negava alle donne qualsiasi alternativa alla morte. Celebrarne il sacrificio rischia di occultare la tragedia dei singoli, costretti a morire tra le fiamme, spesso tra urla strazianti dei loro figli e delle compagne.

EREDITA’ E MEMORIA

Ancora oggi il Jauhar Mela a Chittorgarh commemora queste donne, fondendo memoria storica, orgoglio identitario e devozione religiosa. La leggenda di Padmini continua a suscitare dibattiti: simbolo di eroismo e purezza, ma anche monito delle contraddizioni di una cultura che ha trasformato la violenza in mito.

CONCLUSIONE

Il jauhar è uno degli esempi più drammatici del rapporto tra mito, memoria e storia. Tra le fiamme che inghiottirono le donne rajput si mescolano eroismo, tragedia, costruzione culturale e dolore umano: la figura di Rani Padmini incarna questa ambivalenza, simbolo di coraggio e allo stesso tempo prodotto di una memoria che trasforma l’orrore in leggenda.

FONTI STORICHE PRINCIPALI

1. CRONACHE PERSIANE E MUSULMANE

• Amir Khusrau, cronista alla corte di Alauddin Khalji (XIII sec.), descrive il jauhar di Chittorgarh dopo l’assedio del 1303.

• Firishta, storico indo-persiano del XVII secolo, ne riferisce diverse occorrenze.

2. FONTI RAJPUT E CRONACHE LOCALI

• Le “Rajputānī kī kahāniyān” (narrazioni popolari in hindi e rajasthani) celebrano gli episodi di jauhar come atti di eroismo e fedeltà.

• I poemi epici come il “Padmavat” di Malik Muhammad Jayasi (1540 ca.) mitizzano il suicidio della regina Padmini di Chittorgarh, divenuto il più celebre tra i jauhar.

3. FONTI COLONIALI E STORIOGRAFIA MODERNA

• Gli storici britannici del XIX secolo, come James Tod (Annals and Antiquities of Rajasthan, 1829-32), reinterpretarono il jauhar in chiave romantica e “cavalleresca”.

• Gli studi contemporanei (es. Dirks, Kolff, Lata Singh) lo analizzano invece come costruzione culturale dell’onore femminile e della purezza Rajput.

BRUCIATE VIVE: LE DONNE DEL JAUHAR
BRUCIATE VIVE: LE DONNE DEL JAUHAR

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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