di Luca Rudra Vincenzini
In merito ai mantra spesso si pensa siano solo formule atte a calmare la mente, in realtà hanno molte applicazioni (ṣat-aṅga e ṣaṭ-adhvan). La cosa più importante da sapere è che i mantra, soprattutto se inflatati dell’energia dei bīja, sono forieri del potere delle divinità: i bīja sono le divinità in forma sonora.
Questo assunto disegna, in base alla divinità di competenza, la funzione di un mantra, il potere ad esso connesso, le modalità della ripetizione (se cantato-kīrtana, sussurrato-japta, ripetuto mentalmente-manasā), a quale velocità, per quanto tempo e in quale fase lunare.
Di certo in stati emotivi particolarmente intensi, l’energia da trasformare in calma contemplativa (śāntarasa) è tanta e, allora, una tale situazione necessita di un mantra impetuoso (ugra) ma adeguato, del quale si conoscono le funzioni, ad un ritmo sostenuto, indirizzato verso sé stessi e non verso altri (perché altrimenti sarebbe magia…).
Sulla ricezione del mantra il Mālinīvijayottaratantram parla chiaramente: si può ricevere direttamente da una divinità attraverso un sogno propiziatorio, da un guru o da un testo sacro, di fatto non è bene prendere i mantra da internet se non si conoscono le regole di confezionamento (o meglio il Mālinī non cita internet tra le fonti e quindi sarebbe meglio evitare…).

