a cura di Roberto De Lorenzo Meo
“Non me la sento di dirmi antifascista al cospetto di un grande filosofo fascista come Gentile, ucciso mentre cercava la concordia tra gli italiani. Non me la sento di dirmi antifascista davanti al sacrificio di un giovane fascista, limpido, libertario e coerente, come Berto Ricci che perse la vita, senza toglierla a nessuno, nel nome della sua rivoluzione. Non me la sento di dirmi antifascista ricordando Araldo di Crollalanza, ministro che realizzò grandi opere, e del fascismo ebbe solo la versione costruttiva. Cito apposta loro tre per ricordare con loro i giganti che vi aderirono pagando di persona; i giovani che si sacrificarono per un’idea o solo per rispettare un impegno d’onore, e i tanti governanti onesti ed efficaci che edificarono l’Italia. Nessun razzista e persecutore tra loro. Non me la sentirei poi di sfilare nel nome dell’antifascismo tra i terremotati d’Abruzzo dove le case costruite dal fascismo hanno resistito intatte, e quelle che son venute dopo, in epoca antifascista, hanno massacrato i loro abitanti. Non me la sentirei di dirmi antifascista perfino tra gli antifascisti che fuggirono in Russia per sfuggire al regime fascista e li furono trucidati, col beneplacito di Togliatti. Furono uccisi più antifascisti dall’antifascismo rosso che dal ventennio fascista…”
(Marcello Veneziani)

