a cura di Marco Pavoloni
Il ricordo del Cielo perduto
In Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, Mircea Eliade realizza una delle più vaste e profonde esplorazioni mai condotte sull’esperienza religiosa dell’umanità primordiale. Ma ciò che rende quest’opera unica non è la quantità delle fonti o la ricchezza delle descrizioni etnografiche: è la capacità di far emergere, dietro i riti e le visioni dei popoli arcaici, un’unica struttura spirituale universale.
Lo sciamano, figura centrale del libro, è per Eliade il custode della verticalità. In un mondo che viveva ancora immerso nel sacro, egli rappresentava l’asse mediano che unisce Terra, Cielo e Inferi. Il suo corpo è tempio, la sua parola rito, il suo volo estatico il simbolo supremo della reintegrazione cosmica.
Quando, attraverso la trance o la “morte iniziatica”, egli abbandona il piano umano, non fugge dalla realtà: la attraversa. L’estasi sciamanica non è evasione ma conoscenza, un modo di “ricordare” il linguaggio del Cielo.
La morte che rigenera
Ogni sciamano, prima di divenire tale, deve morire. La malattia iniziatica, lo smembramento simbolico, la discesa nel mondo infero sono prove attraverso cui l’anima si purifica dalla sua forma profana. Solo dopo aver sperimentato la dissoluzione totale può ascendere.
Questa struttura — morte e rinascita — è per Eliade l’archetipo di ogni via mistica, dall’Oriente vedico al cristianesimo esoterico.
Nell’estasi sciamanica riecheggia, in altra lingua, la stessa verità proclamata dai mistici medievali: chi non muore prima di morire, muore senza nascere.
Il messaggio
Dietro la precisione dello storico delle religioni, Eliade cela un intento quasi profetico. Il suo sguardo è rivolto non solo alle tribù della Siberia o dell’Amazzonia, ma all’uomo occidentale, spiritualmente amputato. Laddove lo sciamano saliva al Cielo, l’uomo moderno ha smarrito l’idea stessa di ascesa: vive in un universo chiuso, senza aperture metafisiche.
Per questo il libro è un monito e una chiamata: l’uomo può e deve ricordarsi di essere un viandante tra due mondi. La nostalgia del sacro che ancora ci abita è il residuo di quell’antico sapere che Eliade ricostruisce con rigore e compassione.
Perché è un libro imperdibile
Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi è una mappa per l’anima. Leggendolo, si percepisce che dietro ogni rito arcaico si cela un gesto universale: l’anelito a superare la condizione umana e ritrovare l’origine.
È un libro imperdibile perché insegna che la trascendenza non è privilegio di pochi, ma possibilità inscritta nella natura stessa dell’uomo. In un’epoca che ha dimenticato il linguaggio del sacro, Eliade restituisce la certezza che l’estasi — il “volo dell’anima” — è ancora possibile.
Chi lo legge non impara solo che cosa facevano gli sciamani, ma il perché: per tornare al Cielo da cui ogni essere è disceso.

