di Franco Marino
7 Novembre 2025
Pare che sia stato Massimo Troisi a dire che “La gente pretende sempre che gli si dica la veritร ma poi se gliela dici, si offende”. Questo spiega perfettamente le reazioni isteriche di molta gente alle recenti parole della Zakharova sul fatto che l’aiuto all’Ucraina farร crollare la nostra economia, comprese le torri, perchรฉ quando qualcuno ha il coraggio di pronunciare veritร scomode, il primo riflesso รจ sempre quello di indignarsi piuttosto che riflettere.
La cosa stupisce soltanto chi non conosce il mondo russo. La differenza sostanziale tra l’approccio alle questioni internazionali di quell’immensa federazione e quello dei paesi occidentali impantanati nell’idealismo รจ la stessa che passa tra chi deve pagare le bollette a fine mese e chi puรฒ permettersi il lusso di filosofeggiare al bar. I russi, con quella loro brutalitร intellettuale che tanto disturba le nostre coscienze delicate, hanno sempre avuto l’abitudine di chiamare le cose con il loro nome, senza fronzoli retorici o giri di parole diplomatici.
La Zakharova, in questo senso, รจ un perfetto esempio di questa mentalitร . La “conobbi” (conobbi tra virgolette perchรฉ ovviamente non ci conosciamo in alcun modo) quando qualche anno fa umiliรฒ ripetutamente Massimo Giletti in diretta televisiva all’inizio della guerra. Accadeva che il nostro bravo giornalista si presentava con la solita retorica occidentale fatta di luoghi comuni e posizioni moralmente superiori, aspettandosi di trovare dall’altra parte una donna dal carattere coerente con le sue avvenenti apparenze, magari disposta a giocare secondo le sue regole. Invece si ritrovรฒ di fronte una donna che un tempo avrei definito “con le palle” (se non fosse che il pubblico femminile rifiuta, e si puรฒ anche capirlo, che si associ la forza e la determinazione soltanto agli attributi genitali maschili) che gli disse sostanzialmente: “Caro il mio occidentale idealista, qui si parla di interessi concreti, non di principi astratti che vi permettono di dormire sonni tranquilli mentre altri pagano il conto delle vostre nobili intenzioni”.
Perchรฉ questo รจ il punto che molti si rifiutano di vedere: le questioni idealistiche sono bellissime. Dobbiamo salvare i civili da guerre terribili e dare da mangiare ai poveri disgraziati che scappano un paese povero? Dobbiamo salvare il clima? Idealmente nessuno sarebbe contrario, chi non vorrebbe soffrire meno il caldo, chi non vorrebbe aiutare qualcuno che รจ in difficoltร , se non altro per rinfacciarglielo a vita e sfruttare un tornaconto materiale o morale (“a vita รจ tosta e nisciuno ti aiuta, o meglio ce sta chi t’aiuta ma una vota sola, pe’ pute’ di’: T’aggio aiutato…” cit. Eduardo De Filippo)? Tutti sono d’accordo con i buoni sentimenti fin quando non si arriva al portafoglio, al piatto da mettere a tavola, all’indicatore del diesel che sale, agli adempimenti che ti costringono a cambiare l’auto e spendere 100.000 euro per casa propria, e finisce che si fanno debiti enormi che alla fine qualcuno deve pure pagare o che si debba andare a rischiare il proprio deretano, pur magari ritenendo che il suo nemico abbia ragione. E quel qualcuno, guarda caso, non sono mai quelli che sbandierano con maggiore enfasi l’adesione a questa o a quella causa. ร come quelli che sui social si riempiono la bocca di solidarietร per i rifugiati ma poi, quando gli proponi di ospitarne uno a casa loro, improvvisamente scoprono di avere problemi di spazio. O come quelli che manifestano per la pace nel mondo ma non si sono mai presi la briga di aiutare il vicino di casa che non arriva a fine mese.
Io, per essere onesto, ho molto piรน rispetto di quella mia ex-amica di Facebook, filopalestinese convinta – che mi ha tolto l’amicizia proprio perchรฉ ho criticato Hamas – ma che almeno ospita davvero un rifugiato di Gaza, mantenendolo con i suoi soldi. Cosรฌ come ho rispetto dell’italiano che รจ andato a battersi per l’Ucraina e ci ha rimesso la pelle, pur essendomi sempre schierato – e per calcoli meramente opportunistici – con la Russia. Arrivo a dire persino che avevo una grande stima di Vittorio Arrigoni, di cui ero amico su Facebook, personaggio con tanti difetti caratteriali che non nascondo, ma che discuteva sempre con onore e rispetto e alla fine ci ha rimesso la pelle per le sue convinzioni. Questi almeno hanno avuto la coerenza di pagare di persona il prezzo delle loro idee, invece di limitarsi a condividere post su Facebook aspettandosi che altri si sobbarchino i costi delle loro nobili battaglie.
Non ho invece il minimo rispetto per la stragrande maggioranza di quelli che sbandierano l’adesione ad una causa senza rendersi conto che giร nei propri confini c’รจ tanta gente e tanti problemi per cui battersi. ร come se uno avesse la casa che gli crolla addosso ma invece di chiamare i muratori preferisse organizzare una colletta per restaurare la cattedrale dall’altra parte del mondo. Poetico, magari, ma del tutto irresponsabile verso chi dipende da lui.
E qui arriviamo al nocciolo della questione: la Zakharova ha semplicemente detto la nuda realtร , ovvero che non ha il minimo senso aiutare un paese che non puรฒ farcela da solo, che dipende in tutto e per tutto dagli americani – che poi chiederanno un salatissimo conto – mentre all’interno dei propri confini la gente non arriva a fine mese, vede le materie prime salire alle stelle e i monumenti che letteralmente crollano. ร una posizione che puรฒ non piacere, puรฒ sembrare cinica, puรฒ urtare la nostra sensibilitร educata ai valori universali, ma รจ l’unica posizione razionale quando si amministra la cosa pubblica e si deve rendere conto ai propri cittadini di come si spendono i loro soldi e si impegnano le loro risorse. Tutto il resto sono chiacchiere da salotto buono, discorsi che si possono permettere solo quelli che non devono mai presentare il conto a nessuno.

