A cura di Marco Pavoloni
(Riflessione ispirata a Charles Upton, “The System of Antichrist”)
«Coloro che rispondono alla speranza messianica, passando dal tumulto del tempo alla visione dell’eternità, hanno incontrato il vero Messia.»
In questa frase, che potrebbe sintetizzare l’intero pensiero escatologico di Charles Upton, si cela una verità radicale: la salvezza non è un evento storico, ma una trasfigurazione ontologica.
Il “tumulto del tempo” è la condizione moderna — il regno dell’ansia, della frammentazione e del divenire senza centro. È la condizione dell’uomo che cerca la redenzione nella storia, nella tecnica, nell’evoluzione o nel progresso politico: tutte forme degradate del desiderio messianico. Ma chi “risponde” autenticamente a questa speranza non lo fa aderendo a un mito storico o a una promessa ideologica; egli attraversa il tempo, lo supera, e contempla l’eterno nel cuore stesso del divenire.
Upton, seguendo la linea di Guénon e dei Padri della Chiesa, mostra che il vero Messia non appartiene alla cronologia ma alla verticalità dello Spirito. L’Anticristo, al contrario, rappresenta la parodia immanente del trascendente, l’incarnazione della speranza ridotta al piano terrestre: una redenzione senza Dio, una eternità fabbricata nel tempo. È il trionfo dell’“orizzontale” sul “verticale”.
Riconoscere il Messia autentico significa dunque uscire dal cerchio dell’illusione, non aspettare un “evento”, ma convertire lo sguardo, passare dalla storia alla metafisica, dall’attesa alla visione. Solo allora il caos del mondo moderno si rivela per ciò che è: un turbine che, se attraversato con fede, conduce al silenzio immutabile dell’Eterno.

