a cura di Martino Zeta
Ora, dunque, sono un guerriero e ogni mio sforzo è diretto al conseguimento di questo scopo, ma ciò che a volte mi lascia senza fiato sono i cambiamenti che si sono prodotti e che continuano a prodursi in me. –
– Ti spaventano? – intervenne Otario.
– Certo non quelli che sono già avvenuti o che sono in atto. Piuttosto quelli futuri. Sì. Credo che a spaventarmi sia l’impossibilità di sapere quanto e come dovrò ancora cambiare ciò che sono in questo momento. –
– […] Vedi, credo che proprio in ciò si manifesti buona parte del senso ultimo da attribuire all’esistenza guerriera: rinunciare al tepore e alla sicurezza del focolare per avventurarsi, liberi e consapevoli, verso l’ignoto. Cominciamo a fare questo prima recidendo catene e superando ostacoli e, poi, sacrificando gli aspetti più riposti e fondanti della nostra umanità. Questo sino al giorno in cui, avendo sacrificato persino la nostra sofferenza, scopriamo di non essere più alcunchè di umano. A quel punto e fuori dal Cerchio dell’Umanità, la nostra esistenza è più simile a quella delle stelle e ciò nonostante che si continui ad esistere in quest’ambito spazio-temporale. –
(da Le avventure di Otario Sprants)

