di Marco Pavoloni
La parola greca μετὰ τὰ φυσικά, fin dall’antichità, indicava gli scritti dedicati ai principi primi, al fondamento che precede e sostiene ogni forma del sapere. Nel senso che le attribuisce la Sofia Perennis, la Metafisica è la conoscenza dell’Assoluto: la luce originaria da cui ogni scienza, ogni arte, ogni religione e ogni via spirituale traggono vita e significato. Essa è come il sole che alimenta l’esistenza: anche chi non conosce la sua natura vive immerso nella sua energia. La bambina che cresce, l’artigiana o l’artigiano che lavora con dedizione, la persona che compie un atto di amore autentico partecipano a un ordine più alto, sebbene non ne abbiano coscienza esplicita. La Metafisica è la comprensione consapevole di questa luce primordiale.
La sua conoscenza avviene attraverso l’Intelletto — nous in greco, buddhi nella tradizione indù — la facoltà sovra-razionale che coglie il Principio attraverso un contatto diretto. Così come l’occhio percepisce la luce perché è immerso in essa, allo stesso modo l’intelligenza metafisica riconosce il Principio perché porta in sé il suo riflesso. Ciò accade, per esempio, quando una persona semplice, lontana da ogni filosofia, riconosce che un gesto di verità o un atto di bontà possiedono un valore intrinseco che supera l’interesse personale: in quell’istante essa entra nel dominio del Principio. Una scintilla di conoscenza per identità si accende, e quell’attimo vale più di molte speculazioni astratte.
Nelle tradizioni sapienziali il Principio viene espresso attraverso nomi differenti — Brahman (l’Assoluto), Atman (il Sé), Tao (la Via), Logos (l’Ordine divino) — ma sempre come realtà suprema che dà ordine e coerenza alla manifestazione. La Metafisica ne contempla la presenza in tutto ciò che esiste: nell’albero che cresce secondo un archetipo invisibile, nel mare che obbedisce ai ritmi cosmici, nella relazione madre-creatura, che racchiude un significato più profondo di qualsiasi analisi psicologica. Il dare vita, il nutrire, il proteggere sono partecipazioni umane a un Principio eterno di fecondità.
Anche nell’esistenza contemporanea, pur immersa nella dispersione, l’essere umano incontra continuamente le tracce dell’Assoluto. Quando contempla un cielo stellato e sente nascere una calma interiore, entra in contatto con il Principio dell’Infinito. Quando ammira l’armonia matematica di un edificio o la proporzione di una foglia, percepisce intuitivamente il Principio dell’Ordine. Quando riconosce un gesto giusto e ne avverte la nobiltà, sente risuonare dentro di sé il Principio della Giustizia. La Metafisica rende esplicito ciò che la creatura umana percepisce da sempre nel profondo.
Le tradizioni religiose esprimono nella forma ciò che la Metafisica contempla nella sua purezza. Il rito, ad esempio, traduce l’eterno nel visibile. Accendere una candela davanti a un’icona sacra significa unire simbolicamente terra e cielo: la fiamma rappresenta l’ascesa, la luce rappresenta la vita. La persona semplice partecipa alla realtà attraverso il gesto; l’essere umano che considera i Principi riconosce attraverso il gesto la sua sorgente eterna. Sono le due profondità di un’unica verità, come la superficie e il fondo del mare: la superficie accoglie le imbarcazioni; il fondo custodisce la quiete originaria.
Le forme religiose, culturali e spirituali dell’umanità sono modulazioni della stessa luce primordiale. Il monaco benedettino immerso nel canto gregoriano, il sufi che ripete il dhikr (il “ricordo” del Nome divino) all’alba, il pastore tibetano che intona un mantra (formula sacra) partecipano allo stesso Centro. Le tradizioni non si escludono: sono i differenti colori della luce unica dell’Assoluto quando attraversa il prisma del mondo. Questa unità essenziale è ciò che Guénon designava come Tradizione primordiale.
In questo contesto il simbolo è una via fondamentale di conoscenza. Esso non rinvia semplicemente a qualcosa: lo rende presente. La montagna, per la persona comune come per la persona sapiente, esprime stabilità, altezza, purezza: è l’immagine naturale dell’ascesa verso il Principio. Il cerchio manifesta la perfezione e la totalità; la croce rivela l’incontro tra l’asse verticale dell’eterno e l’asse orizzontale del tempo. Il simbolo naturale e il simbolo rituale partecipano di un archetipo eterno e permettono alla creatura umana di ritrovare nella forma un riflesso dell’Essere.
La vita interiore di ogni individuo è colma di richiami metafisici: il desiderio di verità, la sete di giustizia, il bisogno di pace, il richiamo della bellezza. Quando una persona sceglie la verità anche a costo di un sacrificio, si riallinea al Principio della Trasparenza. Quando perdona, partecipa al Principio della Misericordia. Quando contempla in silenzio, entra in sintonia con il Principio dell’Unità. L’esistenza si trasforma così in un processo di ritorno, durante il quale la natura umana riconosce ciò da cui proviene.
Ogni dignità autentica dell’essere umano — la capacità di conoscere, di amare, di sacrificarsi, di creare bellezza — deriva dal suo essere riflesso di un Principio eterno. Ogni atto che esprime questa dignità avvicina l’individuo all’immagine dell’Umano Originario: colui o colei che vive in armonia con l’Essere. La Metafisica guida l’individuo verso la riscoperta di questo Centro interiore, dove l’Assoluto si rivela come identico alla sua natura più profonda.
Nel suo significato più alto, la Metafisica è il ritorno all’Origine: l’unione cosciente con il Principio da cui tutto deriva. L’anima che cerca, in realtà, ricorda; ciò che desidera è ciò che già è. La via metafisica conduce la creatura umana alla riconciliazione con la sua essenza eterna, e mostra che la meta ultima non è un altrove, ma un centro: il cuore dell’Essere che risiede nel cuore di ciascuno.
~ MP~

