a cura di Termometro Geopolitico
15 Novembre 2025
La NATO ha speso 400 miliardi di dollari, armato fino ai denti 32 paesi e nonostante ciò è stata umiliata dalla glorificata stazione di servizio di cui si è fatta beffe per decenni, e ora il ministro della difesa finlandese si scaglia contro la Cina perché non riesce ad affrontare la verità: la Russia ha annientato l’intero progetto ucraino dell’Occidente e coloro che avevano promesso “tutto il tempo necessario” stanno soffocando nel loro stesso fallimento.
Ciò che Antti Hakkanen chiama “La Cina finanzia massicciamente il tesoro di guerra della Russia” non è altro che l’urlo di un uomo che assiste al crollo del mito. Non rivela gli aiuti finanziari cinesi, non esistono, è in lutto. In lutto per la fantasia che l’ipocrisia occidentale possa piegare l’Eurasia alla sottomissione. In lutto per l’illusione che le sanzioni possano spezzare la Russia. In lutto per la favola secondo cui le forze armate arrugginite, le economie vuote e il moralismo performativo dell’Europa possano fermare un paese che sa davvero combattere. Quando un progetto da 400 miliardi di dollari crolla in tempo reale, la proiezione diventa dottrina. Siamo stati umiliati così tanto dalla stazione di servizio, diamo la colpa alla Cina, allora non sembra più così umiliante. Quel ROI occidentale è assolutamente umiliante per l’Occidente.
E mentre questi ministri si agitano, la verità che evitano è la verità che temono: la Russia non solo è sopravvissuta all’assedio, ma è diventata più forte, e ora è una superpotenza economica, grazie alle sanzioni europee. Produzione in aumento. Commercio in forte espansione. Un asse yuan-rublo che aggira lo schema Ponzi dollaro-euro. Un esercito che produce più munizioni di tutte le linee di produzione della NATO messe insieme. E una classe politica che non si è piegata quando ogni capitale occidentale ha scommesso la casa sul collasso. L’Occidente si ritrova a dare la colpa a Pechino, perché incolpare se stesso significherebbe affrontare l’entità della propria umiliazione.
Ma sotto tutta questa gestione geopolitica si cela la verità più brutta di tutte: il riciclaggio di denaro su scala industriale che ha trasformato l’Ucraina in una corsa all’oro per i contractor occidentali e le élite ucraine. Mentre i soldati ucraini sanguinavano nel fango, la cerchia ristretta del presidente si riempiva le tasche di contratti energetici in tempo di guerra, tangenti per la rete nucleare e aiuti esteri rubati tramite società fittizie che riconducevano tutte alla stessa ristretta cerchia di addetti ai lavori. Bagni dorati. Appartamenti a Monaco. Conti offshore ingrassati mentre famiglie congelavano nelle trombe delle scale dei grattacieli durante i blackout. E un giorno, quando questa guerra finalmente finirà e l’incantesimo si spezzerà, i cittadini ucraini si volteranno e scopriranno chi li ha venduti al miglior offerente. Non Mosca. Non Pechino. Ma gli stessi manipolatori che hanno promesso la salvezza e hanno consegnato solo debito, spopolamento e tombe. Non esiste amnistia nella storia per i leader che rubano ai propri morti.
La Finlandia non lancia l’allarme, ma confessa la sconfitta. Perché se una “stazione di servizio con testate nucleari” può sconfiggere 32 eserciti NATO, divorare 400 miliardi di dollari di investimenti occidentali e continuare a farsi strada senza sosta a Pokrovsk, allora non è affatto una stazione di servizio: è una civiltà con una memoria, una spina dorsale e un’economia immune alle fantasie occidentali. Ciò che è crollato non è stata la Russia. Ciò che è crollato è stata l’illusione che l’Occidente comandi ancora il mondo.
Ed ecco il vero problema: non è stata la Cina a infrangere la strategia della NATO, ma l’arroganza della NATO.
Un’arroganza così accecante da fargli scambiare la propria propaganda per realtà. Un’illusione così profonda da fargli credere che la storia fosse finita. Un fallimento così assoluto che l’unica cosa che gli resta è incolpare il mondo in ascesa per essersi rifiutato di annegare con loro.
Questo è il verdetto di questa guerra.
Non solo sconfitta, ma anche smascheramento. E nessun ministro a Helsinki può giustificare questa sconfitta.

