a cura di Marzia Nenzi
“Noi percorriamo da uomini la vita terrena, giudicando soltanto dal punto di vista terreno quel che ci sta intorno: il Sole, la Luna e le stelle. Gli astronomi calcolano i moti delle stelle, la rotazione dei pianeti, il loro transito davanti alle stelle fisse e altro ancora. Così all’incirca si comporta l’astronomo di fronte al mondo. Non osserva che il mondo è un possente organismo spirituale che ha bisogno di alimento, non ricevendo il quale le stelle da molto tempo sarebbero disperse in tutte le direzioni dello spazio e i pianeti andati ognuno per la sua via.
Questo gigantesco organismo ha bisogno di alimento, di qualcosa che deve sempre assorbire per continuare ad esistere nel modo giusto. Ma da dove proviene quell’alimento? Qui si presentano i grandi problemi del rapporto tra l’uomo e il cosmo.
Nel momento in cui l’uomo, dopo aver varcatola soglia della morte, partecipa alla vita dei fatti spirituali, degli esseri spirituali, reca in quel mondo ciò che ha sperimentato qui sulla Terra nella veglia e nel sonno. Questo è l’alimento del cosmo; è ciò di cui il cosmo ha sempre bisogno per continuare a sussistere. Noi portiamo nel cosmo, qualche tempo dopo la morte, quel che abbiamo sperimentato nel mondo in facile o aspro destino e sentiamo così il nostro essere umano dissolversi quale alimento del cosmo. Sono esperienze di grandezza imponente, di enorme elevatezza, quelle che attraversiamo fra la morte e una nuova nascita.
Ora sorge il nostro vero io dal nostro frantumato essere umano, direi dionisiacamente frantumato.
A poco a poco affiora questa consapevolezza: “Tu sei spirito. Hai soltanto abitato in un corpo fisico, e anche nelle tue esperienze notturne, durante il sonno profondo, hai sperimentato solo ciò che esso ti dava. Tu sei però spirito fra spiriti”. Quel che viviamo sulla Terra viene suddiviso nel cosmo per divenire suo alimento, perché il cosmo possa continuare a sussistere e ricevere nuovi impulsi per il movimento e la configurazione delle stelle. Come dobbiamo dare alla nostra vita alimento terreno per poter vivere quali uomini fisici fra la nascita e la morte, così il cosmo vive accogliendo in sé le esperienze umane quale suo alimento. Arriviamo così a sentirci sempre più uomini cosmici, a sentire, in un certo senso, tutto il nostro essere umano risolversi nel cosmo , nel cosmo spirituale.
Poi giunge il momento della grande “Mezzanotte cosmica”, il momento di cercare il passaggio tra la morte e una nuova nascita, tra il divenire cosmo dell’uomo e il divenire uomo del cosmo.
Siamo saliti sentendoci sempre più esseri cosmici, poi viene il momento in cui sentiamo di dover ridiventare uomini. Ciò che abbiamo portato nel cosmo, in mutata figura il cosmo ci deve restituire, affinché possiamo tornare sulla Terra”.
Rudolf Steiner, O.O. 226 Il destino dell’uomo

