di Lelio Antonio Deganutti
Quando nel 1999 i colonnelli dell’Esercito Popolare di Liberazione Qiao Liang e Wang Xiangsui pubblicarono “Guerra senza limiti” (Unrestricted Warfare), pochi immaginavano che quel testo sarebbe diventato una chiave interpretativa del potere cinese nel XXI secolo. Non un documento ufficiale, ma una finestra sulla mentalità strategica di Pechino, capace di anticipare la forma dei conflitti futuri.
Il libro sostiene che la guerra moderna non si combatte più soltanto con armi e soldati, ma attraverso un continuum di strumenti economici, informativi, tecnologici, culturali e diplomatici. Una guerra invisibile, costante, senza limiti, che scorre sotto la soglia del conflitto dichiarato.
La visione cinese: una strategia non duale
Per capire la profondità di questa dottrina, occorre comprendere come ragiona la Cina.
A differenza del pensiero occidentale, fortemente dualistico (amico/nemico, guerra/pace, economia/politica), la tradizione cinese – profondamente influenzata dal Tao – vede la realtà come un intreccio dinamico di opposti che si compenetrano: Yin e Yang.
Questa prospettiva non duale implica:
-che guerra e pace non siano categorie opposte, ma fasi di un unico processo;
-che politico, economico e militare non siano ambiti separati, ma parti della stessa strategia;
-che il conflitto sia fluido, mutevole, opportunistico;
-che il nemico non debba essere distrutto, ma sbilanciato e messo in posizione di dipendenza.
Nella logica del Tao, la vittoria migliore è quella ottenuta senza combattere.
E Guerra senza limiti traduce questa idea antica in una forma moderna, applicata alla globalizzazione, alle reti digitali, al capitalismo interdipendente.
Pechino non ragiona in termini di “guerra sì / guerra no”, ma di pressione modulata, di influenza continua, di competizione che non si interrompe mai. Questo spiega perché la Cina privilegi strumenti che confondono i confini tradizionali: interdipendenze economiche, soft power culturale, tecnologia, logistica, informazione.
Cos’è la guerra ibrida secondo Pechino
Il conflitto contemporaneo, secondo la visione cinese, combina simultaneamente:
-coercizione economica e controllo delle catene globali;
-attacchi informatici e spionaggio tecnologico;
-influenza mediatica e sofisticate operazioni di narrativa;
-diplomazia assertiva nelle zone grigie;
-soft power strutturato attraverso università, cultura e diaspora;
–acquisizioni strategiche, porti, infrastrutture, telecomunicazioni;
-incremento graduale della pressione, senza mai superare la soglia formale di guerra.
Tutto può diventare un’arma. Tutto può diventare una leva.
“Guerra senza limiti”: un manuale visionario
Il libro del 1999 anticipava quattro idee centrali:
1. La distinzione tra pace e guerra è superata.
Una competizione permanente sostituisce il conflitto convenzionale.
2. La tecnologia è un campo di battaglia totale.
Chi domina le reti domina il mondo.
3. La globalizzazione è vulnerabile.
L’interdipendenza può essere un’arma.
4. La guerra futura è multidimensionale: economica, informativa, psicologica, finanziaria, diplomatica.
Una visione coerente con la mentalità non duale cinese: non si tratta di “scegliere un ambito”, ma di usarli tutti insieme, in modo flessibile.
Perché il libro è ancora attualissimo
Le dinamiche degli ultimi anni confermano quanto Unrestricted Warfare fosse anticipatore.
-La Belt and Road Initiative
Un progetto infrastrutturale e finanziario che, oltre alle merci, sposta equilibri politici e dipendenze strategiche.
-La guerra tecnologica
-Lo scontro su 5G, semiconduttori, supercalcolo e intelligenza artificiale riflette la centralità delle reti come terreno di potere.
-Il cyberspazio come fronte permanente
-Intrusioni, furti di proprietà intellettuale, compromissione di infrastrutture: un conflitto senza dichiarazione e senza confini.
-La forza del soft power
-Accademie, media internazionali, investimenti globali e radicamento culturale: la battaglia per controllare la narrazione.
-La coercizione economica mirata
-Restrizioni commerciali o turistiche contro Paesi critici verso Pechino: una pressione calibrata, perfettamente coerente con la logica della guerra a bassa intensità.
Tratto da: Paese Roma

