LA TRADIZIONE PRIMORDIALE

Alif, Lâm, Mîm.
Sono stati sconfitti i Romani
nel paese limitrofo; ma poi, dopo essere stati vinti, saranno vincitori,
tra meno di dieci anni – appartiene a Dio Altissimo il destino del passato e del futuro – e in quel giorno i credenti si rallegreranno
dell’aiuto di Iddio: Egli aiuta chi vuole, Egli è l’Eccelso, il Misericordioso.
Promessa di Dio.
Iddio non manca alla Sua promessa, ma la maggior parte degli uomini non sa:
essi conoscono [solo] l’apparenza della vita terrena e non si curano affatto dell’altra vita.
Corano – Sura XXX Ar-Rûm
(I Romani)
vr. 1-7

TRADIZIONE PRIMORDIALE

La Tradizione Primordiale è una concezione fondata sulla credenza comune a tutte le antiche civiltà del mondo dell’esistenza di un’éra in cui tutto il pianeta in principio, si ritrovava in condizione di una unità univoca determinata dalla compresenza di uomini nelle grazie della divinità celeste di Dio e dei suoi angeli, che alcune tradizioni definiscono con le terminologie plurali di entità provenienti dal Cielo.

Più volte nei suoi scritti René Guenon, pensatore esoterico francese, ripropone l’idea di Tradizione Primordiale, quale origine “non umana” della vita, una tradizione primordiale e generale di cui le varie tradizioni secondarie e particolari non sarebbero che adattamenti determinati da fattori storici e geografici.

In ciò Guenon riprende non senza forzature e differenziazioni, da Frithjof Schuon, l’idea di una unità trascendentale di tutte le forme religiose tradizionali, che fa risalire, o piuttosto discendere, come forme più o meno degenerate ed impoverite da una supposta tradizione primordiale.

Ed entrambi si rifanno al concetto di Philosophia Perennis, Filosofia perenne,  epiteto ideato nel Cinquecento da Agostino Steuco,  eugubino, che riprendeva il pensiero di Pico della Mirandola, e di Marsilio Ficino.

Non una, ma diverse filosofie si possono denominare perenni, secondo Guenon: oltre alla filosofia dei neoplatonici fiorentini del Cinquecento, il taoismo cinese, l’advaita vedanta della tradizione indù, ed il buddhismo speculativo, né il discorso si esauriva qui.

La nascita e lo sviluppo di idee, che sono diventate tradizionali può essere seguita a ritroso nel tempo, fin agli esordi, se la si studia in modo serio, sereno e semplice, ma soprattutto senza pregiudizi.

Se per Unità Trascendentale delle Sacre Religioni, intendiamo che in ogni forma religiosa vi sono delle costanti che vanno al di là delle singole configurazioni, e quindi le trascendono, e che possiamo trovare anche in altra guisa in forme religiose e/o tradizionali, diffuse agli angoli opposti del pianeta possiamo accettarne l’idea, ma se dovessimo supporre per loro un’origine trascendentale, non umana, che non possiamo provare in alcun modo, allora in teoria non sarebbe assolutamente possibile né approvarne né avallarne la veridicità ma sarebbe soltanto il frutto di una forte fede spirituale e religiosa.

Lo stesso per le altre tradizioni: postulare l’esistenza di una Tradizione Primordiale, da tempi immemorabili, e per giunta di origine non umana, e cioè per rivelazione divina, trasmessa agli uomini da angeli, spiriti, o extraterrestri, o altro, è la prova dei limiti di comprensione umana rispetto al mondo invisibile.

Quindi, in estrema sintesi questa Tradizione Primordiale riguarda un epoca arcana in cui vigeva la pace sulla nostra Urantia, un pianeta che oggi chiamiamo Terra, su cui l’uomo viveva in una Armonia Cosmica in cui tutte le specie viventi prolificavano e la virtù era presente in ogni cosa, poiché la legge divina vigeva sulla Terra.

Ciò che postula la tesi della Tradizione Primordiale è che vi sarà un prossimo ritorno alle origini, poichè i segni della fine dei tempi, comuni a tutte le Cinque Sacre Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, sono patrimonio universale dell’Umanità poiché sono sotto gli occhi di tutti in tutti i sensi epistemologici di conoscenza.

Questo ritorno alle origini avverrà attraverso il continuo disvelamento delle forze della Devianza Originaria e la rivelazione delle forze sottese alla Tradizione Primordiale, che culmineranno attraverso l’epifania dell’Avatar di Sintesi che i cristiani chiamano Agnus Déi, che i musulmani chiamano Al Mahdi, che gli hindù chiamano Kalki Avatar, che i buddhisti chiamano Maitreya Buddha e che i taoisti chiamano Li Hong: la manifestazione del Salvatore Promesso dall’escatologia delle Cinque Sacre Religioni Tradizionali Rivelate e Autentiche, in cui si decreteranno i tempi ultimi della fine di questo ciclo cosmico, i quali si concretizzeranno in un grande scontro finale tra le forze delle Tenebre e le forze della Luce, ciò che i cristiani chiamano con il nome di Armageddon e che gli antichi popoli norreni definivano con il termine di Ragnarok.

La considerazione di fondo della Tradizione Primordiale sta nel fatto indiscutibile che Dio possiede miriadi di nomi secondo culture, civiltà e tradizioni ma che in essenza risulta essere sempre la stessa entità.

Prossimamente in uscita vi sarà la pubblicazione del nostro libro di riferimento che aprirà tavoli di dialogo in tutto il mondo, il cui titolo è appunto Primordialismo Visionario: la via di uscita da questa epoca di caos per approdare ad una rinascita universale.

Ringraziamo Iddio Altissimo che alberga nei cuori di tutti gli uomini e di tutte le donne di buona volontà.

Vincenzo Di Maio

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2 pensieri riguardo “LA TRADIZIONE PRIMORDIALE

  1. Buongiorno.

    Non ho mai letto che Guenon avesse come riferimento Frithjof Schuon, nato oltre 20 anni dopo. È probabile il contrario.

    Mi sembra che tutto l’articolo risenta di un approccio storicista e scientista, atteggiamento poco indicato quando ci si occupi di materie che hanno per oggetto uno studio simbolico. Non occorrono, in questo caso, né riscontri scientifici, né tanto meno bisogna essere in presenza di Fede, prerogativa delle religioni essoteriche.

    Mi date qualche approfondimento? Grazie.

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  2. CHE COS’E’ LA TRADIZIONE?
    di Marco Pavoloni

    A prima vista la risposta a questa domanda può sembrare quasi ovvia; eppure pochi comprendono il significato autentico e direi imprescindibilmente metafisico della Tradizione.

    Per Tradizione non si intende una collezione di usanze antiche né un sentimento nostalgico verso il passato. Non è folklore, non è costume, non è “conservare ciò che era”. E soprattutto, occorre dirlo con certezza; la Tradizione non ha nulla a che fare con il conservatorismo politico, con le ideologie, con le identità di partito o con l’illusorio teatrino della storia.

    La Tradizione è al di là di tutto questo, perché appartiene a un ordine che precede ogni epoca e ogni schieramento.

    La Tradizione, nel senso più alto, è la presenza del Principio — del Sacro, dell’Assoluto, del Fondamento dell’essere — nella vita della razza umana. È la corrente verticale che collega ciò che è in alto con ciò che è quaggiù. È la sorgente silenziosa da cui scaturiscono le forme sacre delle civiltà: i riti, i simboli, i miti , la conoscenza spirituale, l’arte sacra, le Leggi non scritte che orientano la coscienza verso ciò che è più grande del mero vivere quotidiano.

    Quando la Tradizione è viva, la razza umana sa di appartenere a un ordine più ampio, percepisce un centro stabile in mezzo al caos, riconosce nella vita un senso che non cambia con le futili mode o con i mutamenti storici. Quando la Tradizione si eclissa — o viene deliberatamente negata — la razza umana non perde semplicemente il legame con il passato: perde l’orientamento verso l’alto, smarrisce la propria origine e il proprio destino, riducendo l’esistenza a un orizzonte puramente materiale, psicologico o politico.

    Ecco perché molti non comprendono la Tradizione: perché cercano di collocarla dentro le categorie moderne — progresso, conservazione, opinione, ideologia — mentre essa appartiene a un altro ordine, paragonabile più alla legge di gravità che a una preferenza culturale.

    La Tradizione è ciò che regge la storia, non ciò che la storia crea.

    È la matrice invisibile che ha dato forma alle grandi civiltà, ai loro codici etici e morali, ai loro imperi, alle loro vie di liberazione. È, per usare un’immagine semplice, come il tronco dell’albero: ogni ramo può cambiare, crescere, spezzarsi, ma la linfa che nutre il tutto proviene da un’unica radice.

    Comprendere la Tradizione significa dunque imparare a distinguere ciò che è essenziale da ciò che è effimero; ciò che è verticale da ciò che è orizzontale; ciò che è eterno ed immutabile da ciò che è soltanto fluido ed illusorio.

    In definitiva — se così si può dire — parlare della Tradizione significa accostarsi a qualcosa che sfugge ai limiti del tempo e delle categorie mentali moderne. Essa non nasce e non tramonta, non si inaugura e non si conclude: semplicemente È !

    Ciò che possiamo fare, nel nostro piccolo, è solo riconoscerla quando si manifesta e custodirne il riflesso dentro di noi, sapendo che la sua realtà non dipende dalle epoche, né dai sistemi politici, né dalle opinioni della razza umana. La Tradizione rimane ciò che è sempre stata: il filo che collega l’alto e il basso, la fonte che scorre nel substrato delle civiltà, la misura alla quale ogni cosa deve riferirsi, persino quando il mondo sembra averla dimenticata.

    La si può ignorare o tradire, ma non la si può spegnere; la si può oscurare, ma non dissolvere.

    E chi sente, anche solo per un istante, la sua voce silenziosa, comprende che essa non chiede adesione ideologica né nostalgia per un passato perduto, ma soltanto un gesto interiore di riconoscimento:

    un voltarsi verso l’alto, nella consapevolezza che quel Principio da cui tutto proviene continua a operare, immutabile, al di là delle rovine e dei capricci del mondo.

    ~ MP~

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