di Carlo Brevi
I profeti della “nuova normalità” procedono ormai dritti come un treno, totalmente incuranti degli sviluppi della questione “pandemia”.
Nonostante siano ormai emerse decisive evidenze che offrono una nuova luce sulle questione (adesso si sa che la maggioranza delle morti sono avvenute nelle case di cura, che le prognosi iniziali furono totalmente sbagliate, e che corrette le quali la mortalità si è quasi annullata; nuove cure si sono rivelate efficaci, il virus ha perso la sua carica infettiva, e presto sarà del tutto estinto, come tutti i coronavirus stagionali), nonostante tutte queste evidenze le misure ritenute essenziali nel culmine dell’emergenza continuano ad essere in vigore.
Si preannunciano mascherine obbligatorie nelle scuole a partire da settembre, corsi universitari del prossimo anno accademico verranno svolti in modalità online, si prospetta una estate all’insegna dei controlli nei luoghi di vacanza, si suggeriscono vaccini obbligatori per i bambini in autunno, concerti e manifestazioni pubbliche vengono rimandate alla seconda metà del 2021, i sindaci vogliono imporre una stretta sugli “assembramenti” permanente – la “movida” è diventata il nuovo nemico – , addirittura si prospetta la chiusura dei locali in orari anticipati, non più come misura temporanea.
Il tutto mentre il virus è praticamente scomparso, ed è diventato innocuo, a detta anche dei virologi più mainstream (come il presidente della Società italiana dei virologi).
C’è quindi tutta una serie di nuove evidenze, ribadite dai dati, che viene completamente ignorata.
E’ importante notare che in tutta questa vicenda è stato nuovamente confermato, in maniera clamorosa, che per quanto riguarda la diffusione delle informazioni la televisione, e i telegiornali in particolare, godono ancora di un primato incontrastato.
Tutte le informazioni che abbiamo a disposizione, e che ormai offrono una visione della questione totalmente diversa da quella propagandata, divengono del tutto superflue finchè non vengono fatte proprie dai notiziari televisivi.
La prima notizia del telegiornale della sera sarà sempre quella che delineerà il sentimento della maggiornaza della popolazione.
La televisione gode ancora del diritto supremo di giudice e validatore ultimo della realtà.
Se la prima notizia del tg1 o del tg5 insiste sulla immutata gravità della situazione, quella diventerà la realtà.
Tutti i principali virologi potrebbero asserire che l’emergenza è passata e pubblicare articoli a riguardo, con migliaia di condivisioni sui social network, potrebbero anche scriverne nelle riviste specializzate, ma basterà un Burioni qualsiasi che compare in prima serata ad avvertire che “non bisogna abbassare la guardia”, oppure un ministro che dichiara che “non potremmo stare tranquilli finchè non ci sarà un vaccino” e la preoccupazione della maggioranza della popolazione sarà sempre massima.
Non a caso, ancora adesso l’88% degli italiani dichiara che anche dopo la fine delle misure d’emergenza continuerà “ad evitare assembramenti” (dati riportati oggi anche da “il fatto quotidiano”).
Si tratta di quasi la totalità delle persone, ormai totalmente paralizzata mentalmente ed incapace di osservare la situazione razionalmente (c’è stato un virus, si è diffuso, ha fatto dei morti, ora gli infetti stanno sempre diminuendo, sono tutti curabili, il virus si sta indebolendo, è tempo di tornare a vivere come essere umani, come abbiamo sempre fatto).
Ma il solo concetto di “assembramento” ormai genera un riflesso condizionato di terrore.
Nell’assembramento cova il virus, pronto a scatenarsi più letale che mai.
Una volta si chiamava “passeggiata in centro”, “festa del paese”, “concerto”, “gita al mare”, “serata con gli amici”.
Ora tutte queste attività umane sono diventate “assembramento”, hanno assunto una valenza malefica, terrificante, oscura, tanto che l’88% dei nostri connazionali dichiara che vorrà evitarle ancora a lungo.
La demonizzazione del termine è stata scientificamente portata avanti ed ha raggiunto il massimo successo.
E davanti a questa fobia, instillata con modalità che sfiorano il condizionamento mistico, nessun “fatto” sarà mai forte abbastanza.

