di Luca Zolli
L’iniziazione si realizza in una sorta di patto che lega il discepolo al Maestro.
“Rimanete in Me ed io in voi. Perché senza di me non potete far nulla”.
L’iniziazione ai Misteri, nel Cristianesimo ortodosso, ha un fondamento preciso: la Cena dei Misteri, appunto.
Pochi, forse pochissimi, hanno notato o sanno del significato profondo che riveste durante il Santo e Grande Giovedì della Settimana Santa, nella Chiesa Ortodossa, la Prima Lettura del Vangelo della Santa Passione, che è Gv 13,31-18,1. Ebbene, questo Vangelo è conosciuto anche come il Vangelo dell’Alleanza.
Si sa perché ?
Eccone il motivo:
L’Atto Divino agisce attraverso la Grazia – ovviamente Increata – purificante, illuminante e deificante. Queste azioni sono tutte riconducibili allo Spirito Santo, ma sono anche distinte e determinano dei gradi nella realizzazione.
Lo stadio di purificazione è detto katharsis ed è il padre spirituale che conduceva, anticamente, il catecumeno al Battesimo attraverso questo stato all’apertura dell’occhio del cuore. Per fare questo, il padre spirituale doveva trovarsi in uno stato di – almeno – illuminazione effettiva.
Questa illuminazione nei catecumeni è accompagnata da “fotismi” e “bagliori”. Nel suo stadio inferiore, tale stato è indicato come neophotismos, neo-illuminazione e non è accompagnato dalla preghiera intellettiva o del cuore.
In questo stadio di neo-illuminati, dopo il Battesimo, su di loro continuava l’istruzione ascetica da parte del padre spirituale, fin quando non sorgevano le condizioni – che il padre spirituale doveva riconoscere, possedendole già lui stesso – per la pienezza dell’illuminazione. A questo punto, il neo-illuminato veniva portato nel tempio e unto col santo Myron per ricevere l’illuminazione. Così è raggiunta la condizione di pienezza dell’illuminazione, cioè quella di photismos e l’iniziato entra nello stato della preghiera intellettiva.
A questo stadio segue quello dei “lampi” e del “fulgore” (ellampsis). I fulgori durano da un secondo ad alcuni minuti. Il padre spirituale in grado di riconoscerne l’autenticità deve trovarsi in uno stato spirituale molto elevato. Gli ellamphthentes ricevevano l’istruzione catechetica che caratterizza il tempo che separa la Pasqua dalla Pentecoste: quei 50 giorni. Tale tipo di insegnamento era in grado di elevare, chi ne fosse stato capace, alla visione (théa) della Luce increata. Chi aveva accesso alla visione veniva indicato come theothentes. Oltre questo stadio vi è quello della visione continua, che corona i tre stadi della deificazione.
Anticamente, chi non arrivava a realizzare queste tappe era, secondo i Padri, caduto nella rete dell’immobilismo spirituale.
Ora, oggi moltissimi monaci con i quali ho parlato sostengono che loro che lottano dalla mattina alla sera per entrarvi non riescono neppure a fissarsi nello stato di katharsis …
Tra i medesimi, però, vi sono quelli che riconoscono che nell’Esicasmo tali condizioni si continuano a realizzare e che i veri Esicasti sono il loro punto di riferimento, che in taluni sono effettivi in altri, purtroppo, possono essere solo virtuali.
Detto questo, per chi volesse qualche altro dettaglio facilmente accessibile, invito a leggere da pag.110 a pag.115 di Chi è Dio? Chi è l’uomo ? Lezioni di teologia sperimentale, Trieste, 2010 di Giovanni Romanidis . Riportare tutte e cinque le pagine e sviluppare tutti i luoghi della tradizione patristica, ascetica, eremitica o monastica alla quale si ricollegano o rimandano non è pensabile.
Riporto, però e concludo, alla lettera un passaggio che si trova a pag. 114:
“[…] Se volete verificare tali stadi spirituali, vi prego di leggere i capitoli dal 14 al 17 del Vangelo di Giovanni . Essi sono chiarissimamente presenti lì dentro e questa è la ragione per cui leggiamo quei capitoli in chiesa il Grande Giovedì […] ” .
