di Stefano Vaj
Alcuni si spendono in questi giorni nell’accreditare posizioni tipo né USA né URSS – oops, magari intendono Federazione Russa, ma la lucidità in argomento non è proprio universale… -, “terza posizione”, l’antagonismo nella crisi ucraina è solo teatro, l’Europa non deve cader vittima di finte contrapposizioni, blabla.
Quello che non si rendono conto è che si possono discutere i dettagli, ma questa posizione VA GIA’ BENISSIMO, è più che sufficiente. Io stesso del resto non sono particolarmente tenero con il putinismo – che, mentre nulla impedisce di sperare che proprio l’attuale situazione lo porti ad “evolvere” in qualche direzione, allo stato si presenta sotto molti aspetti come una sorta di maldestro franchismo -, e non sono neppure duginista. E non mi sembra del resto che nessuno abbia mai suggerito una partecipazione italiana all’operazione speciale russa in corso del paese.
Ma ammesso che uno non voglia schierarsi, che sia tutto teatro ai danni dell’Europa, che la NATO è d’accordo con Putin, etc., quali sono o dovrebbero le conclusioni pratiche? Il rifiuto di qualsiasi tipo di sanzione economica nei confronti di una delle due parti a danno della nostra economia, una rigida applicazione del principio di non ingerenza nel conflitto in corso, e soprattutto la contestazione della politica non solo perfettamente allineata agli USA, ma oltranzista e bellicista a livelli deliranti, dei regimi politici mondialisti nei paesi della UE. No, perché il resto è solo collaborazionismo allo stato puro, che vede in quella che viene denunciata come concordata rappresentazione teatrale un paradossale e penoso tentativo di arruolarsi come comparse da parte degli interessati.
