di Vincenzo Di Maio
Nella attuale realtà delle relazioni internazionali è sotto gli occhi di tutti la correlazione geopolitica di due tendenze che si contrastano in concreto, due forze entrambe centrifughe che lottano per la supremazia della totalizzazione del pianeta per la presunta finalità di stabilire la strutturazione del mondo per il prossimo millennio, anche sl costo di scatenare una terza guerra mondiale.
Queste due tendenze sono l’assetto geopolitico angloamericano del Nuovo Ordine Mondiale teorizzato da Francis Fukuyama e l’assetto geopolitico delle economie emergenti del Nuovo Ordine Multipolare teorizzato da Alexander Dugin.
Queste due tendenze internazionali sono entrambe l’una lo specchio rovesciato dell’altra, in quanto si basano tutte e due sul principio di influenza e di supremazia dell’economia capitalista sull’intero globo mondiale con la differenza che la prima, ossia il Nuovo Ordine Mondiale, vuole centralizzare la globalizzazione del pianeta sugli interessi insiti nelle lobbies angloamericane trasformando il mondo in un villaggio globale centralizzato su una fantomatica unificazione atlantica degli stati nazione del Nord America con gli stati nazione dell’Europa, per appropriarsi e concentrare l’accumulazione incessante di capitale, tempo e risorse dalle periferie verso il centro atlantico.
La seconda invece, ossia il Nuovo Ordine Multipolare, vuole relativizzare questo principio localizzando produzione e consumo per unificare il pianeta, attraverso una fantomatica e non ben chiara definizione delle aree geografiche di influenza capitalista dei maggiori stati nazione sotto l’egida di una inutile e farraginosa Organizzazione delle Nazioni Unite, una spartizione fumosa in campi di influenza che non mette in discussione il sistema economico in sè ma riporta il mondo al periodo anteriore alla prima guerra mondiale dove i paesi più grandi cercavano di spartirsi i paesi più piccoli e deboli, con la differenza che oggi attraverso il potere morbido del soft power, si cerca di trovare un non ben precisato criterio storico, geografico e antropologico che definisca le aree di influenza di questo ordine multipolare.
In realtà entrambe le visioni si pongono in una impostazione di instabilità generale che è sotto gli occhi di tutti, sia a livello globale che a livello internazionale, come anche a livello nazionale nei paesi in cui non si difende in primis il proprio popolo ma soltanto gli interessi lobbistici delle grandi famiglie dinastiche dell’alta finanza, presenti in tutti i paesi ma diversamente distinte dalla disciplina di etica, morale e spiritualità rispetto ai canoni di azione, in cui gli atlantici globalisti satanici si identificano soprattutto con il maggiore gotha dell’alta finanza angloamericana.
Questo caos così generalizzato sul nostro pianeta, innescato da questa lotta tra due visioni del mondo che cercano la supremazia in un gioco a somma zero, non è che una fase di transizione, un momento storico complesso in realtà già multipolare ma che non può essere risolto lasciando le cose così cone stanno, in quanto il troppo realismo diventa autodistruttivo e potrebbe portare o ad una vera e propria Terza Guerra Mondiale, una guerra totale a tutti i livelli di analisi, oppure ad un generale Collasso Mondiale in cui tutto si ferma per il disinnesco della cintola di connessione tra domanda e offerta, una crisi ben peggiore del 1929 nella Germania di Weimar, un caos generale che in questa biforcazione può realizzarsi in qualsiasi forma possibile.
Ciò che ci preme sottolineare è che sia l’atlantismo unipolarista e sia il multipolarismo russocinese, non risolvono nè il problema di una possibile nuova guerra mondiale nè il problema di un collasso planetario ma che soltanto la possibile visione futuribile del Mondo Apolare, ripreso dalla rielaborazione delle nozioni di base dell’Antico Ordine Planetario riportato dal visionario James Churchward, può permettere di superare in modo intelligente questa fase endemica di una crisi priva di ogni spiraglio di luce, poiché la teoria dell’Antico Ordine Planetario è una teoria politica strutturata sugli antichi criteri della geomanzia del Feng Shui, che distingue ogni continente in cinque aree cardinali definite da uno spirito dominante distinto da un animale totem.
Questa teoria politica del Momento Apolare si struttura sulla classificazione di Cinque Continenti sul globo terracqueo al cui centro si inserisce il continente di Antartide, il quale viene offerto direttamente e in modo anche cerimoniale a tutte le divinità celesti di Dio Altissimo, questo misterioso continente centrale che definisce il centro non più al nord, come riporta il simbolo dell’ONU, ma bensì al sud del pianeta.
Questi cinque continenti sono rispettivamente, secondo un certo ordine di posizionamento, l’Eurasia come continente dal colore bianco dell’elemento metallo, l’Africa come continente dal colore nero dell’elemento legno, l’America come continente dal colore rosso dell’elemento fuoco, l’Oceania come continente dal colore azzurro dell’elemento acqua, e infine l’Antartide come continente dal colore giallo dell’elemento terra.
Dividendo questi cinque continenti per cinque aree regionali otteniamo un totale di 25 aree regionali definite da un criterio storico, geografico e antropologico che li delimita per lo stesso principio geomantico del Feng Shui, proprio come è stato ampiamente trattato in “Impero” e in “La terza visione planetaria”.
Questa nostra applicazione politica, della antica geomanzia cinese, ci permette di strutturare a tutti gli effetti un ingegneria di 3 piani direzionali dei continenti che convergono parallelamente verso Antartide attraverso il sostegno di ben altri 5 livelli amministrativi, un totale di 8 livelli di analisi che permettono di vedere in modo corretto il mondo attraverso il monopolio dell’Imperium Planetarius nell’uso della forza in tutte le nazioni.
