di Elsa Morante
“Il termine cristo”, fece sapere agli astanti, sforzando la voce, “non è un nome o cognome personale: è un titolo comune, per designare l’uomo che trasmette agli altri la parola di Dio, o della coscienza totale che significa proprio lo stesso. Quel Cristo là si nominava, secondo i documenti, Gesù di Nazaret, pero altre volte, attraverso i tempi, il cristo si è presentato sotto diversi nomi, di maschio, o di femmina — lui non bada al genere — e di pelle chiara o scura — lui si mette il primo colore che càpita — e in oriente e in occidente e in tutti i climi — e ha parlato in tutte le lingue di Babele — sempre tornando a ripetere la stessa parola! Difatti, solo da quella si riconosce il cristo: dalla parola! che è solo una sempre la stessa: quella là! E lui l’ha detta e ridetta e tornata a ridire, oralmente e per iscritto, e da sopra la montagna e da dentro le gattabuie e… e dai manicomii… e departùt… Il cristo non bada alla località, né all’ora storica, e né alle tecniche del massacro… Già. Siccome lo scandalo era necessario, lui si è fatto massacrare oscenamente, con tutti i mezzi disponibili — quando si tratta di massacrare i cristi, non si risparmia sui mezzi… Ma l’offesa suprema che gli hanno fatta, è stata la parodia del pianto! Generazioni di cristiani e di rivoluzionari — tutti quanti complici! — hanno seguitato a frignare sul suo corpo — e intanto, della sua parola, ne facevano merda!”
Tratto da “La Storia” di Elsa Morante
