di Luca Rudra Vincenzini
Nel Suśruta Saṃhitā (uno dei tre testi fondamentali dell’Āyurveda, assieme al Caraka Saṃhitā e all’Aṣṭāṅga Hṛdaya) è trattata, nella voce bhūtavidyā (conoscenza degli spiriti), la relazione/difesa nei confronti delle entità disincarnate, fonti di disagio psicologico sino alla malattia mentale. Esse sono, in differenti ordini di grado e pericolo, rispettivamente: Dèi (deva), demoni (asura), musici celesti (gandharva), ninfe (āpsara), spiriti silvestri (yakṣa), demoni notturni (rākṣasa), antenati (pitṛ), demoni carnivori (piśāca), fantasmi sanguisuga (vetāla), spiriti catturatori (graha), spiriti ingordi (preta) e spiriti serpenti (nāga).
Da queste figure, causa di ogni genere di disordine mentale nell’essere umano, proteggono: il canto della Śrī Gurugītā (per la protezione di Śiva), testo di appartenenza tantrica che è stato erroneamente attribuito allo Śrī Skandha Purāṇa, il Rudram, il Devīmahātmya e la ripetizione dei mantra dedicati a Durgā, specialmente nella forma di Śrī Cāmuṇḍā Devī e Pratyaṅgirā Devī, anche Nārasiṃha, Hanuman e Vīra Gaṇeśa.
È di centrale importanza, per il praticante occidentale meno avvezzo a tali tematiche tipicamente indiane, la creazione di uno scudo (kavach) che protegga dalle nefaste influenze delle entità disincarnate, le quali sono causa di innesco della degenerazione delle facoltà psichiche. Ebbene questi danni sono in gran parte riconducibili alla qualità del sonno (qualità intesa nella forma di una lunga permanenza in onde delta 3.9/0.5 hz. Il sonno dura circa 8 ore per kapha, 7 per pitta e 6 per vāta): “felicità e miseria, crescita adeguata o inadeguata, forza e debolezza, fertilità e sterilità, conoscenza ed ignoranza, vita e morte di una persona dipendono dalla qualità del suo sonno (disequilibrio vāta-pitta)”, Caraka Saṃhitā.
