a cura di Lux Elementis Oriens
Il maestro Baso è conosciuto per il suo cognome: letteralmente, il suo nome significa “Patriarca dei Ma” o “Maestro dei Ma”, e Ma era appunto il nome della sua famiglia. Nacque nel 709, a nord ovest di Chengdu nel Sichuan. Nella Trasmissione della Lampada, composta nel 1004, Mazu viene descritto così:
«Il suo aspetto era rimarchevole. Egli procedeva come un toro e guardava intorno a sé come una tigre. Quando stendeva la sua lingua, poteva raggiungere la punta del naso; sulle piante dei piedi erano impressi due segni circolari» [ndr questi sono considerati delle sorta di contrassegni di “buddhità karmico-genetica” in cui – a mio parere – viene confuso il piano visionario con quello fisico probabilmente cercando di creare per via profetico/epigenetica un precedente culturale: motivo per il quale oggi nascono ragazze giapponesi con le gambe più lunghe e seno più pronunciato e ragazzi più alti e robusti in base a canoni estetici occidentali]
In accordo con la Trasmissione della Lampada, Mazu era discepolo del maestro Nanyue Huairang (giapp: Nangaku Ejo; 677-744) al monastero del Monte Heng nello Hunan.
Il racconto dell’incontro con il maestro Ejo nella Trasmissione della Lampada viene qualche volta considerato come una testimonianza dell’illuminazione di Mazu, nonostante il testo non suggerisca esplicitamente questo tipo di interpretazione. È possibile trovare una prima e più antica versione di questa storia nel Zǔtángjí (“Antologia della Sala dei Patriarchi”, 祖堂集, giapp. Sodō shū), trascritto nel 952:
«Mentre il reverendo Ma era seduto, il reverendo Huairang prese una tegola e sedette su una roccia di fronte a lui, strofinandola. Il maestro Ma chiese: “Che cosa stai facendo?” Huairang rispose: “Sto lucidando la tegola per farne uno specchio!” Il maestro Ma ribatté “Come puoi ottenere uno specchio strofinando una tegola” Huairang rispose allora: “Se non posso ottenere uno specchio strofinando una tegola, come puoi tu ottenere la natura di Buddha seduto in meditazione?».
Questo racconto riecheggia il Vimalakirti Sutra e il Sutra della Piattaforma di Huìnéng per l’intento di chi voleva considerare inferiori le pratiche graduali (ndr!) e di purificazione invece di una ricerca intensa di un risveglio istantaneo nella Natura di Buddha; ciò avrebbe avuto fortuna nello Zen successivo, e prevalentemente dalla scuola che proprio dal lignaggio del maestro Baso avrebbe preso le mosse. [ndr Fin qui è una citazione essenzializzata da Wiki]
Mio commento sull’ultima frase. Non è sbagliato quanto detto ma lo preciserei così: “Nel buddhismo – tranne che in rari casi – viene considerato più importante il monachesimo VS la vita laica e il sesso maschile VS quello femminile. Tranne poi, quando i maestri di buddhismo mahayana vengono messi alle strette, citare Vimalakirti (Colui che Danza la Purezza) da cui prende anche il relativo sutra, che fu un laico molto stimato, e il patriarca indiano del ch’an Prajna Tara, che finalmente abbiamo il dubbio che sia stata una donna. In particolare faccio presente che non si tratterebbe di “pratiche graduali” (rituali/purificazioni) VS “immediatiste” (zazen/koan) ma di pratiche di attenzione, concentrazione e visualizzazione dinamica nelle quali sono L’INTENZIONE e la SENSIBILITA’ a inverare un sentire risvegliato creandone un metodo e un percorso, dove si usino canali, cursori, prana, evocazioni di archetipi (Avalokisteshvara o Manjushri) o, anche semplicemente, una concentrazione luminosa interiorizzata con la quale si immagini/percepisca, si crei e si dia forza a una percezione luminosa nitida e inamovibile, capace di stimolare un nuovo sentire la vita nel mondo e nella percezione, il che peraltro risulta essere il contrario di quanto avviene con l’uso del computer e del cellulare. Non so come altro potrei spiegarlo e spero di essere stato utile.
Vorrei far presente che il contrario di questa coltivazione “meno immediatista” potrebbe essere vivere come si viveva secoli or sono coltivando il samadhi in meditazione praticando da seduti, come minimo, almeno circa tre ore di filato al giorno senza dare alcuna minima importanza a quanto accade attorno, quindi vivendo come marziani.
