di Giuseppe Aiello
Offese a Gesù, a Maria, al profeta Muhammad e la tutela dello Stato (chiesa, stato islamico) nei confronti del Sacro.
Molti pseudo (o sedicenti) tradizionali, spesso neopagani, neoromani, eccetera, rimproverano alle tradizioni abramitiche di essere intolleranti, denunciando ad esempio i roghi oscurantisti della Chiesa (contro Giordano Bruno, ad esempio), o le condanne barbare contro chi offende il Profeta Muhammad: insomma gli abramitici sempre inferiori e più barbari, ottusi e intolleranti mentre gli ariani, gli indoeuropei….
Li vorrei vedere offendere pubblicamente e reiteratamente un re vichingo o i loro dei.
oppure se hanno mai sentito parlare del reato di “Lesa Maestà”.
Ad esempio a Roma, In età imperiale la lesa maestà venne regolata dalla nuova Lex Iulia maiestatis emanata nell’8 a.C. su impulso di Augusto. Questa configurava la lesa maestà non più solo come reato rivolto contro lo Stato, ma più in specifico nella persona dell’Imperatore, cui corrispondeva la comminazione di pene gravissime a seconda della gravità del reato, quali l’esilio, la interdictio aqua et igni, o la pena di morte. Erano in particolare puniti come lesa maestà:
Gli atti contro la sacralità quali il sacrilegio della persona dell’Imperatore, lo Stato o le divinità; gli atti di tradimento come la perduellio (“alto tradimento”), il tradimento col nemico, la sedizione, la ribellione e il suo incitamento, l’arruolamento di un esercito senza il consenso del Princeps; l’attentato alla vita dell’Imperatore, gli atti di empietà.
L’estensione del concetto di lesa maestà si fondava sull’attribuzione al Princeps di prerogative sacrali e di inviolabilità proprie della tribunicia potestas, la cosiddetta sacrosanctitas (sacralità e santità): pertanto, la violazione della sacralità dell’Imperatore chiamava in causa l’obbligo tutelare dello Stato nei confronti del sacro.
