di Chiara Rovigatti
Shatan, ovvero Satana, l’Avversario, è il “Princeps huius mundi” (il Principe di questo mondo materiale) in quanto, nella sua funzione di contrastatore, determina ogni tipo di differenziazione smembrando di fatto l’Unità alla base di ogni espressione logoica.
Questo suo ruolo disgregatore crea l’alterità e, con essa, il diverso laddove la sintesi che è presupposto divino, diventa analisi che è gioco diabolico. Con l’Avversario l’uomo decaduto proietta all’esterno il suo Interno e lo rende altro da Sé, con il risultato che il Divino viene strappato al posto che Gli spetta per Sua intrinseca Natura e si trasforma in qualcosa di estraneo e inopportuno. La Figliolanza viene scissa: il Padre da una parte e i Suoi Figli dall’altra in balìa dei cosmici eventi. Questo è il compito di Shatan.
Ma come si sa, la funzione dell’Avversario è proprio quello di creare un gioco di specchi affinchè la proiezione crei l’immagine di una realtà che non esiste e così, una volta forgiata la seconda possibilità, si assiste alla comparsa contemporanea di una tesi e di una antitesi: le Tenebre usano gli stessi simboli della Luce. E’ una precisa strategia con l’intento di occultare, di confondere: ecco perché bisogna fare molta attenzione e non fare di tutta un’erba un fascio.
Perché, ecco svelato l’inganno, di Avversari ne esistono due: Shatan Avversario di Dio e Shatan avversario di…. Shatan. Il secondo Shatan è quello che viene indicato come il Diavolo Ermetico, il Baphomet di templare memoria che va identificato con l’Opera Alchemica che è il processo per purificare il piombo della materia prima. ATTENZIONE: il Baphomet non può essere il piombo tout-court.
Il Baphomet è il simbolo di un processo (quello alchemico) per ottenere un risultato finale. Non è il risultato finale… Il risultato finale ovviamente lo trascende. Bisogna essere il Shatan del proprio Shatan!
Si è fatto riferimento ai Templari, e con ragione dato che il processo all’Ordine evidenziò come prova sovrana della loro degenerazione diabolica, l’adorazione di un idolo chiamato appunto Baphomet. Si trattava di una testa barbuta a cui si dice che i Cavalieri del Tempio riservassero una particolare venerazione che gli inquisitori non tardarono a definire tout-court idolatria.
Va specificato che i Templari (almeno quelli di alto grado) erano a contatto con l’élite spirituale del loro tempo senza alcun pregiudizio legato a differenti correnti di pensiero e spirituali, avendo compreso che il Logos parla una gran quantità di lingue (interiori) e che eventuali differenze, se mai ce ne sono, sono legate unicamente alla varietà espressiva, non certo alla Sostanza. E questo non poteva essere chiaro e nemmeno accettato al ramo più intransigente e dogmatico della Chiesa legato necessariamente all’interpretazione letterale e non sicuramente a quella segreta, patrimonio di ogni Tradizione spirituale degna di questo nome.
Se il Baphomet era una testa non poteva che essere la naturale espressione in chiave templare, del simbolo della testa di Osiride venerata ad Abydos nonché della cabalistica Kether, Corona splendente dell’Etz-Chaim, rappresentazione dell’Adam Qadmon. Kether che regalmente incorona il Macroprosopo, il Grande Volto della prima Triade da sempre immersa nello splendore della Luce Infinita di Ain-Soph-Aur.
Perché la testa racchiude le facoltà divine: quell’Intelletto o Grande Mente di Dio che, per Legge Ermetica del “così in Alto così in basso” è contenuta anche nella testa microcosmica di ogni essere umano.
In questa accezione, la testa assume anche la valenza di Conoscenza (da un punto di vista di aspirazione, di possibilità di trascendere ad un livello superiore) e, più oltre, di Sapienza (una volta sviluppato per intero ogni gradino della Scala di Giacobbe).
La testa, in verità, sotto forma di svariati simbologie espresse da ogni ramo tradizionale (a significare l’importanza che questa allegoria ha in seno a tutte le tradizioni figlie di quella Unica), finisce per essere il perno intorno al quale ruota tutta la storia di un Figlio di Dio: dato che dalla testa onnisciente del Padre è nato e alla testa del suo Padre interiore celato all’apice del suo corpo dovrà ritornare dopo aver scalato tutti i gradini posti lungo il suo asse cerebro-spinale.
Solo così un percorso che a prima vista parrebbe lineare (da Yesod/sede del Luz fino a Kether), si trasforma nella perfezione del cerchio ouroborico che, senza interruzione di continuità, unisce Yesod a Kether portandosi dietro questa volta anche Malkuth troncatasi dal resto dell’Albero della Vita in seguito alla Caduta.
Ecco che pure noi siamo ritornati al Principio dopo aver ricevuto il Battesimo del Fuoco Ermetico: il nostro personale V.I.T.R.I.O.L.(Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem) ha compiuto il miracolo della Cosa Una. Tutto questo era il Baphomet dei Templari a cui loro giustamente rendevano sacro onore.
Come potevano capirlo degli ottusi inquisitori?
