di Vincenzo Di Maio
Per salvare il mondo ci vogliono anche i soldi: si tratta di concretezza, di un etica concreta.
Non si tratta di fare compromessi ma di seguire una chiara linea di demarcazione che non uccide il toro ma bensì gli mozza soltanto la testa, direbbe Mithra.
Ma in realtà è una concezione confuciana secondo la quale per cambiare una società, rappresentata da un nero dragone decadente, non bisogna uccidere il dragone nero ma permettere alla tigre bianca di prendere il sopravvento sostituendone la testa, per trasformare il dragone nero in dragone bianco, riportando la società agli antichi splendori degli antenati ossia per riqualificare la Tradizione Primordiale ai sensi delle innovazioni storiche, geografiche e antropologiche del tempo presente.
Questo perché si attribuisce alla tigre bianca la summa di tutte le virtù celesti, l’incarnazione della legge divina e la capacità di trasformarsi in qualsiasi animale totemico stellare, ivi compreso il dragone.
Giusto per essere precisi.
Diceva mio padre in un vecchio proverbio napoletano che bisogna stare attenti a non finire di dar fuoco alla casa per uccidere il topo.
Il problema quindi non sono i soldi in sè ma la provenienza degli stessi che finanziano il mutamento sociale.
Di certo non si può fare come Adolf Hitler che accettò di essere finanziato dagli stessi banchieri che finanziarono Vladimir Lenin, come anche non puoi fare la guerra ai Rotschild se accetti i loro soldi.
L’ideale sarebbe l’autotassazione tributaria da persone fisiche, da persone giuridiche e da enti pubblici di diverso livello amministrativo che accettano tutti una precisa linea di demarcazione (Limes), di procedimento penale e civile (Magister) nonché dei processi di transizione del mutamento sociale (Agenda).
In questo modo, secondo tale inquadramento confuciano, si arriva alla fondazione di una nuova dinastia imperiale che nel nostro caso non può che essere planetaria: la dinastia del sole e della luna, la dinastia del destino, la nuova dinastia Ming.
