di Paolo Barbieri
Ultimamente alcuni fatti di carattere sia mondiale, sia locale, hanno riportato alla ribalta l’annosa questione della fine del Mondo. Si tratta di un problema estremamente complesso, quindi mi limiterò ad alcune considerazioni di carattere generale, che sembreranno ovvie a chi ha una certa dimestichezza con le dottrine tradizionali, ma sembreranno puramente fantasiose a chi non ha mai concepito nulla che oltrepassi il materialismo più bieco. La prima questione che viene in taglio, e che bisogna precisare innanzitutto, è che esiste una profonda differenza fra la fine del Mondo e la fine di un mondo, e che la prima concezione ha un carattere sicuramente più universale della seconda. Fra le due concezioni esistono sicuramente delle analogie, ma anche delle differenze, ma non è questa l’occasione giusta per trattarle. Detto questo, e considerata la nostra “posizione ciclica” (che andrò a determinare), è bene precisare subito che il nostro caso è certamente quello della fine di un mondo. Per chiarire la nostra “posizione ciclica” mi avvarrò dei termini della Tradizione indù, che sono chiarissimi, e che hanno una corrispondenza precisa con i loro equivalenti nelle tradizioni dell’Antichità occidentale. Secondo il Sanathana Dharma, che è la derivazione più diretta della grande Tradizione Primordiale, siamo nel settimo Manvantara di questo Kalpa, detto Era del Cinghiale Bianco. Prima di vedere cosa scriveva René Guénon in merito al Manvantara, bisogna precisare che un Kalpa è composto da 14 “Ere di Manu” (Manvantara), ovvero da due serie settenarie che hanno un rapporto ben preciso fra loro.
“Il Manvantara o Era di Manu, detto anche Mahā-Yuga, comprende quattro Yuga o periodi secondari: Krita-Yuga (o Satya-Yuga), Trētā-Yuga, Dwāpara-Yuga e Kalì-Yuga, che si identificano rispettivamente con l’Età dell’Oro, l’Età dell’Argento, l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro dell’Antichità greco-latina”. (IL RE DEL MONDO Capitolo VIII – Nota 2).
Ed è proprio in quest’Età del Ferro che siamo collocati, Età eccezionalmente oscura, caratterizzata dal buio dell’ignoranza, da una materializzazione via via sempre più marcata, e dalla quasi totale perdita della Tradizione. Ora non bisogna lasciarsi ingannare e credere che quest’Età sia contraddistinta semplicemente da un materialismo sempre più brutale, ma bensì da due tendenze che sono all’apparenza opposte, ma in realtà complementari e procedenti dalla stessa matrice. Una di queste tendenze è solidificante, l’altra è dissolvente; e per quanto venga da considerarle successive, in realtà sono simultanee, con la prevalenza della tendenza più conforme al determinato momento ciclico. Il Kalì-Yuga ha un’origine che rimonta ad oltre 6000 anni fa, quindi le sue prime fasi non possono essere paragonate alla nostra Epoca, che è la fase più estrema e finale della quarta Età; e quindi, è bene avere sempre in vista che ogni Età riproduce in scala minore il Manvantara. A questo proposito, dirò per inciso, che l’Età Eroica è considerata da alcuni studiosi collocata nella prima fase del Kalì-Yuga, fase che sarebbe una sorta di riepilogo delle tre Età precedenti. L’interpretazione errata di un passo di Esiodo (LE OPERE E I GIORNI), ha dato l’illusione che l’Età del mondo fossero 5, mentre in realtà sono 4, per motivi simbolici su cui non è possibile insistere nel piano ristretto di questo studio. Comunque sia, vediamo il passo di Esiodo che riguarda l’Età del Ferro, Età che ci interessa qui maggiormente:
“Deh, fra la quinta stirpe non fossi mai nato,
ma prima io fossi morto,
oppure più tardi venuto alla luce!
poiché di ferro è questa progenie.
Nè tregua un sol giorno avrà mai
dal travaglio, dal pianto
dall’essere distrutta;
e giorno e notte pene crudeli
gli Dei ci daranno.
Pur tuttavia, coi Mali commisto
sarà qualche bene.
Poi questa progenie sarà
sterminata da Zeus,
quando nascendo i pargoli
avranno già grigie le tempie”.
(Esiodo- LE OPERE E I GIORNI)
Tornando alla questione della fase finale del Kalì-Yuga, è la tendenza dissolvente ad essere predominante, con la conseguente penetrazione delle influenze sottili più perniciose attraverso la grande muraglia cosmica, o meglio, attraverso le sue fenditure; influenze sottili provenienti dalla parte più bassa dello “psichismo cosmico”. Queste influenze sottili dal forte effetto disgregante hanno uno stretto rapporto con le orde di Gog e Magog. Detto di sfuggita, le condizioni cicliche attuali non permettono più quelle “riparazioni” della muraglia narrate nei miti delle Civiltà tradizionali.
Come si può facilmente dedurre da queste considerazioni, questa fase finale, o questo ultimo segmento del Kalì-Yuga, è propriamente l’Età del Ferro dell’Età del Ferro, ovvero non è semplicemente l’Età oscura, ma un autentico buco nero!
* Per chi vuole approfondire tutto quello che riguarda gli “ultimi tempi”, consiglio caldamente IL REGNO DELLA QUANTITÀ E I SEGNI DEI TEMPI di René Guénon.
** Per quello che riguarda in specifico la “contro-tradizione e la controiniziazione, permettetemi di consigliarvi SINE MACULA dell’amico Cristian Raimondi, che contiene delle considerazioni in merito rigorosamente esatte!
