di Francesco Boer
La guerra inquina, si diceva l’altro giorno; ma lo fa soprattutto nella mente, nella cultura – nell’anima.
Dal secondo dopoguerra in poi, l’Italia è il fronte di una guerra dell’anima, fatta di bombardamenti di informazioni; di addestramento morale di soldati economici e ideologici, fin dall’infanzia; di condizionamenti emotivi esasperanti.
Un fronte, perchè qui più che altrove agivano le sfere di influenza del blocco sovietico e di quello atlantico; da entrambe le parti c’era una penetrazione fortissima, misurabile in vagonate di dollari e rubli, e non c’è da stupirsi se la nostra società è ora così divisa, anzi dilaniata, essendo stata per così tanto tempo soggetta a due spinte opposte, schizofreniche. C’è stato un armistizio dopo la caduta dell’URSS, è vero, che però ha coinciso con un rafforzamento di posizione da parte dell’occidente; ma poi il gioco ha ripreso, con l’ingerenza informativa e propagandistica della Russia.
Insomma, ci combattono addosso, anche nei pensieri e nelle emozioni: non per noi, nè contro di noi, ma su di noi, devastandoci come un terreno dopo l’assalto armato.
