di Roberto Siconolfi
Una lotta in pieno stile imperiale russo!
E così come Stalin, benché sotto il socialismo, chiamò la grande guerra patriottica nel nome di Aleksandr Nevskij e dello spirito eterno del popolo russo, allo stesso modo Vladimir Putin rilancia il suo impero, all’epoca della democrazia, in nome della lotta al nazismo.
A testimonianza di quanto i percorsi storici, e le forze che ne stanno alla base, sono insopprimibili nonostante cambino le epoche, e che il modo migliore sia quello non del respingimento ma della “coniugazione”.
Troppo in fretta noi italiani, ed europei occidentali in generale, abbiamo tagliato i ponti col fascismo che è parte della nostra storia, in quanto parte della nostra identità personale e collettiva.
E come ogni cosa che viene partorita da un inconscio collettivo e che viene respinta nel piano superiore della coscienza, essa è costretta a rigenerarsi sotto nuove vesti.
E taluni aspetti totalitari presenti in fascismo e nazismo sono pienamente in vigore oggi stesso, seppur rigettati, nella società liberal ed edonistica dell’Occidente contemporaneo.
La vera pratica della memoria avviene solo attraverso la pacificazione e l’oggettivazione storica di quello che è stato il fascismo, e il recupero di alcune parti di esso nell’identità storica riconosciuta italiana ed europea.
Proprio come fanno i russi col comunismo, perché:
“chi vuole restaurare il comunismo è senza cervello. Chi non lo rimpiange è senza cuore.” (Vladimir Putin)
