di Roberto Siconolfi
Uno dei più ricorrenti mantra della vulgata dominante e del senso comune, è quello sulla presunta superiorità politica, e non solo, del mondo occidentale.
Si dice: “saremo anche delle democrazie imperfette ma la Russia, la Cina, l’Iran, ecc. sono dittature!”
“Putin è un dittatore!” “La Russia è una dittatura!” “Non hanno la stampa libera!”
“Da noi si va a votare, si hanno partiti di maggioranza e di opposizione!”
“Vedi quel tiranno lì, ha fatto incarcerare gli oppositori politici!”
Bene, ci accorgiamo rileggendo una per una queste affermazioni come esse siano fallaci, basate su disinformazione e tranquillamente ribaltabili.
Il grande equivoco di base è quello di concepire una democrazia semplicemente per il fatto che si vada a votare, o perché certi principi di libertà siano dichiarati, o ancor più semplicemente perché si cambia governo una volta ogni 4, 5 anni.
In realtà i politologi seri sanno quanto sia labile il confine tra una democrazia e una dittatura, e il caso è proprio quello di questo discorso.
La democrazia significa “potere del popolo” (dal greco démos–kràtos), è questo potere può essere amministrato in nome di determinati valori o di altri.
Pensiamo alla Cina di Mao, che si definiva “dittatura democratica popolare”, o ad alcune correnti del fascismo, catalogate come forme di “democrazia organica”.
Mai come in questo periodo storico il consenso di Vladimir Putin è alle stelle, sostenuto per parte delle sue scelte, in particolare in politica estera, persino dal maggiore partito di opposizione, quello comunista.
Eppure la figura di Putin è al potere, tra la carica di presidente e quella di primo ministro, oramai dal 1999.
Eppure nella democraticissima e liberalissima Italia, abbiamo un presidente del consiglio uscente che non appartiene a nessuna delle forze politiche in campo, sostanzialmente calato dall’alto, da poteri estranei al gioco democratico nazionale, e che a colpi di irregolarità costituzionali più o meno manifeste ha governato, e sta governando, le sorti del paese.
E anche se volessimo salvaguardare il concetto di “democrazia liberale” – altro punto, non è necessario che una democrazia debba essere accoppiata al liberalismo – in questo momento storico, almeno nella salvaguardia dei diritti civili fondamentali, possiamo dire che l’Italia sia più liberale della Russia? (Vedere le politiche in materia di vaccini, le discriminazioni conseguenti adottate dal nostro “bel paese”, la libertà di espressione, e tanto altro ancora).
Ma l’“etnocentrismo occidentale”, ovvero la pretesa di concepirsi come la più avanzata e progredita delle zone del globo, non ha solo la componente spaziale, ma pure quella temporale.
Pensiamo che la nostra sia la massima civiltà, in quanto portatrice di progresso, rispetto ad altre da noi giudicate oscurantiste, retrograde, pensiamo solo al tanto vituperato medioevo, e pensiamo a quegli Stati che noi riteniamo essere allo stadio di sviluppo medioevale (es. l’Iran e le repubbliche islamiche).
L’alternativa è molo semplice in realtà: smettere di andare a insegnare al mondo cosa sia giusto e cosa sbagliato!
Smetterla con quell’atteggiamento che unisce i razzisti di ogni specie e colore (dai suprematisti della razza bianca, alla superiorità della civiltà anglo-sassone, alle “dottrine” sull’arianesimo, fino al moderno globalismo “arcobaleno” e politicamente corretto), e cioè “ritenersi superiori agli altri”.
Direbbe il filosofo Aleksandr Dugin in La Quarta teoria Politica “Due società possono essere messe a confronto, ma non si può affermare che una è oggettivamente meglio delle altre. Una simile valutazione è sempre soggettiva, e ogni tentativo di elevare una valutazione soggettiva allo status di teoria è razzismo” (2018).
Sempre per il filosofo russo in alternativa al mondo unipolare a vocazione globalista “la forma più pura dell’ideologia razzista” (cit.) potrà essere sviluppato un mondo multipolare, “policentrico”, dove non sia presupposta l’uguaglianza della struttura politica interna delle varie civiltà nell’ordinamento internazionale.
In sintesi ogni civiltà ha il diritto di sviluppare le proprie caratteristiche, in base al suo bagaglio culturale, politico ed economico, e ognuna di esse ha pari dignità all’interno di uno scenario equilibrato sia dall’uso della forza a scopi deterrenti sia dalla coesistenza pacifica.
In quest’ottica ad essere fuori posto è proprio l’Occidente arrogante, egoista, razzista, violento, decadente e perverso.
Ma il negativo ha anche il risvolto della medaglia, e dunque è bene iniziare seriamente ad interrogarsi e a praticare modelli comunitari e politici diversi da quello in atto.
Che sia proprio l’Italia, la più sotto attacco da una tutta una serie di politiche “folli”, “anti-umane”, “anti-naturali”, che sia proprio questa terra, che dai fasti di una grande epoca passata sta toccando ora il fondo del baratro, a partorire il “grande risveglio”, e dunque a definire un nuovo livello di civiltà anche per il restante mondo occidentale?
E quale “forma” questo livello può assumere da un punto di vista politico?
Un ripristino della buona e vecchia liberal-democrazia, andata a farsi benedire in questi due anni e passa di colpo di stato pandemico, magari con un maggiore grado di pluralismo mediatico-culturale, politico e migliorie economico-sociali?
Un rinnovato recupero delle radici spirituali e identitarie, con forme maggiormente compiute di democrazia, che la sostanzino in senso “qualitativo”, e cioè con élite sagge e ben formate e popoli che partecipino alla vita comunitaria 365 giorni l’anno e non solo al momento del voto?
O ancora modelli comunitari organizzati per territori e aree tematiche, in relazione tra loro e autonomi dalle istituzioni centrali, oramai completamente invase dalle mafie massonico-finanziarie di marca globalista?
O anche una integrazione tra tutti e tre, o con fasi di passaggio verso una sempre più compiuta evoluzione?
A noi la scelta, la volontà e l’azione!
