di Mike Plato
Il benessere ci droga, ci addormenta, ci fa credere che la materia possa essere manipolata per farne un paradiso. Ma nessun paradiso inizia con una nascita e finisce con una morte. Parimenti, nel suo verso opposto, la miseria ci addormenta nella materia perché ci inchioda esclusivamente alla sopravvivenza e non ci fa pensare ad altro. Ergo, in modi diversi, carenza e abbondanza di materia ci irretiscono e assopiscono, facendoci dimenticare che la vita esterna è solo illusione ingannevole, in parte di per sé, in parte perché orchestrata in tal senso.
Dunque in media stat virtus. Moderazione, temperanza, accontentarsi del poco bastevole per una vita dignitosa. Ma vedo che anche quelli che credonsi spirituali non sanno stare senza agi, senza almeno 2 viaggi all’anno, senza questo e senza quello, tutti comunque morsi dalla tarantola, non riescono a fermarsi, non riescono nranche a sopportare il fatto di starsene un po’ da soli. Devono organizzare freneticamente, agire, correre, aggregarsi, desiderare e lottare per desideri (definisco desiderio leccedenza del bisogno). Non hanno e desiderano, hanno e desiderano in più. Un tormento senza fine che cessa solo con la fine dell’ego, motore pulsante della brama sempre insoddisfatta. E così facendo, il potente inganno della materia ci avrà per sempre, perché non cesserà con la morte.
Forse la carenza che si prospetta, in agguato dietro l’angolo, causa pseudo guerra, potrebbe iniziare a farci capire in che razza di incubo illusorio viviamo da eoni. Ma non ci spero
