di Francesco Comandini
La scelta non è tra la negazione e l’affermazione di qualche diritto individuale, tra la libertà o meno di sentirsi uomo o donna a prescindere dal sesso biologico, ma tra una visione antropologica che vede l’uomo come un essere tradizionalmente composto di spirito, anima e corpo, ed una nuova antropologia culturale fondata su una libertà individuale senza più limiti, condizionata dal contesto socio-culturale, ideologico e politico in cui si vive. La nuova antropologia – diretta conseguenza di un pensiero umanistico moderno sviluppatosi nella seconda metà dell’Ottocento negli Stati Uniti e poi diffusosi in tutto l’Occidente -, ha un carattere sovversivo, radicalmente contrario alla visione tradizionale che si fonda sul principio della sacralità della vita e dell’esistenza umana. Questa nuova visione che estirpa lentamente ogni segmento di radice culturale dei popoli, è promossa e diffusa in modo capillare ed aggressivo attraverso i mezzi di informazione che, tramite la propaganda culturale, l’intrattenimento, lo sport, la pubblicità ecc., esercitando un continuo condizionamento a cui non è facile sottrarsi. Rifiutare questa nuova prospettiva culturale e antropologica non significa negare gli inevitabili cambiamenti della società o i diritti/privilegi individuali che ne conseguono; significa piuttosto esercitare democraticamente il diritto alla libertà di resistere ad una prospettiva dell’esistenza umana che, in nome di una cultura materialistica e neo-illuministica, vuole recidere ogni legame con il Trascendente. Insomma, è in realtà una pura e semplice lotta per la sopravvivenza.
