a cura di Matteo Martini
“Mi ricordai di una pia narrazione che correva fra gli Ebrei ortodossi, gli Hassidim, secondo la quale nella comune Umanità è sempre presente, inconosciuto da tutti, un Uomo Giusto, un teodéo, che a cagione della sua rettitudine, misteriosamente sopporta il peso dei peccati, delle speranze e delle attese di tutta la sua generazione, finché stremato da tale immane fatica non soccombe, per venire sostituito da un altro Uomo Giusto che ne eredita le funzioni, e così avanti nei secoli fino alla redenzione finale. I Mussulmani parlano, invece, di un Polo, o di un Asse del Mondo, al-Qutb, qualità alla quale assurge un derviscio a cagione della sua virtù, che, però, dopo un giorno di tale fatica, muore ed è sostituito da un altro suo simile.”
(Pio Filippani-Ronconi)
“È fama che non v’è generazione che non conti quattro uomini retti che segretamente sorreggono l’universo e lo giustificano davanti al Signore. […]
Ma dove trovarli, se vivono sperduti per il mondo e anonimi e non si riconoscono quando si vedono e se neppure essi conoscono l’alto magistero che esercitano?”
(Jorge Luis Borges – Aleph)
“Si dice che in qualsiasi momento esistano nel mondo 36 uomini giusti, e se non fosse per queste persone, tutte queste persone, se anche una sola di esse mancasse, il mondo verrebbe a finire. Le due lettere ebraiche che formano il numero 36 sono lamed, che è 30, e vav, che è 6. Di conseguenza queste 36 persone vengono chiamate Lamed-Vav Tzadikim. In ogni generazione 36 giusti “accolgono la Shekhinah” – la Presenza Divina”
(Trattato Sanhedrin 97b; Trattato Sukkah [Talmud] 45b)
