di Dario Chioli
Ma insomma, se Dio, aldilà dei nomi che gli si danno o delle caratteristiche che gli si attribuiscono, è – e lo è – il centro e la base di ogni fenomeno fisico e spirituale, come può esistere una filosofia vera – ricerca e amore di sapienza – che non sia al tempo stesso teologia? Che valore possono avere speculazioni su altri enti che al paragone sono solo fantasmi, superstizioni pseudoscientifiche, illusioni pseudoumanistiche? Se il filosofo non si occupa di Dio e della morte, cioè della comune speranza e della comune via per raggiungerla (farfalla che esce dal bozzolo della morte con un nuovo corpo), qual è il suo ruolo, oltre a quello di tediare il mondo con costruzioni immaginarie e superflui lagni narcisistici?
Molti sedicenti filosofi attuali sembrano pensare alla filosofia come oggetto d’accademia universitaria o magari di chiacchiere salottiere, come una forma di blanda psicanalisi e sinecura profittevole, rigorosamente priva, beninteso, di connotazioni etiche ed obblighi comportamentali. Ma non è così, una simile visione è del tutto stolta, e conduce chi la professa a condurre la vita illusoria di un pazzo che insegue fantasmi che nessun altro riscontra, salvo che abbia contratta la stessa malattia. L’etica è il fondamento di tutto, e si fonda su una dimensione interiore, senza la quale nulla ha significato.
Signori miei, se Dio è – e lo è – la fonte di tutto, voi non potete infischiarvene ed essere filosofi. Sarete solo dei poveri veneratori di simulacri mentali arcidefunti.
