a cura di Sandro Consolato
“In una vita esiste un determinato numero di cose, che non si confidano neppure nella più stretta intimità. Sono come le pietre che si trovano nello stomaco dei polli, non c’è simpatia che riesca ad assimilarle. Sono le cose più terribili e le cose migliori quelle che l’uomo conserva così gelosamente. Anche se le prime passano nella confessione, il segreto delle cose migliori è riservato soltanto a Dio. Ciò che è nobile, buono, sacro in noi rimane lontano dalla sfera sociale; non è comunicabile.
Del resto, sotto questo aspetto le donne sono molto più segrete, vere tombe di amori dileguati; ne esiste una sola di cui un uomo, marito o amante che sia, possa dire di saper tutto, pur stringendola tra le sue braccia? Chiunque abbia rivisto dopo anni una antica amante, resta spaventato da questa maestria del silenzio. Figlie della terra veramente. Esistono terribili e solitarie scienze che le donne coltivano in segreto nel seno; così quella della paternità. Sono gli abissi medeani, voragini aperte in mezzo ad un mondo borghese. Così l’immagine della donna, che per molti anni vede il marito accarezzare un figlio che non è suo.
‘Due che si amano dovrebbero dirsi tutto’, ma sono anche sufficientemente forti per farlo?
‘Io ti direi volentieri tutto se tu mi ascoltassi, ma temo che anche come confessore mi ascolteresti pensando a te stesso, e non con quel distacco che deve avere il rappresentante di Dio. Temo che tu diventeresti il mio giudice.’
Questo è l’immenso significato della preghiera come sola via di salvezza; la preghiera apre i recessi del cuore e li lascia per un momento inondare di luce. Soprattutto per gli uomini delle latitudini settentrionali, è l’unica porta che conduce alla verità, all’onestà ultima e senza riserve. Senza questa risorsa non riescono, nemmeno davanti alle persone più prossime e più care, a restare senza malizia, senza una stanza buia: quando non è la prudenza, è il riguardo che impedisce loro di parlare”.
(ERNST JUNGER, Parigi 2 ottobre 1942)
